lunedì 22 dicembre 2008

La bianca strada che porta a Tarantia

Albion...

[la ricostruzione era in pieno corso, cittadini e stato maggiore erano tutti impegnati a risollevare le sorti di un piccolo regno finito quasi nel baratro.
Kephirat dal canto suo cercava di rendersi utile come poteva, nonostante le sue scarse attitudini in quel campo: si divideva tra il laboratorio alchemico e il lazzaretto, dove aiutava Cormak a sanare i feriti, imparando le sue arti di guarigione.
Si barcamenava tra i tomi lasciati dalla tiranna Ilga, evitando accuratamente di dire in giro cosa vi aveva trovato dentro, ed evitando ancor di più di sperimentare gli incanti davanti ad occhi indiscreti.
Non avendo forza sufficiente per aiutare nei lavori di ristrutturazione effettiva e fisica del regno, tre erano diventate le sue attività principali...beh...quattro.
Con somma sorpresa di suo padre, Sigurd, gli aveva chiesto (sentendosi piuttosto ridicola nell'avanzare proprio lei una simile richiesta) di insegnarle ad impugnare degnamente un'arma...dopo settimane ancora non era riuscita a colpirlo, tuttavia si ostinava a non arrendersi alla sua evidente debolezza.
Vista poi la quantità enorme di feriti reduci della battaglia, aveva chiesto al Turaniano, Cormak, di spiegarle come avviare un piccolo orto, dove poter coltivare le erbe necessarie per curare i bisognosi: la zappa vinse le prime sfide, ma alla fine riuscì a domare l'attrezzo infernale, prendendosi una piccola soddisfazione nell'essere riuscita, praticamente da sola e con notevole fatica, a realizzare qualcosa che non le sarebbe morto tra le mani subito dopo.
Ultima, ma non meno importante occupazione: tediare Cleone.
Il suo scopo, in realtà, non era veramente quello di ossessionare il vecchio alchimista, tuttavia lui si ostinava a trovarla irritante. Così la strega imparò a sue spese gli effetti delle arti ipnotiche di Cleone,e non ottenne alcuna informazione, né riguardo a quelle, tanto meno riguardo allo scudo su cui Re Atreius le aveva chiesto di indagare.
In realtà c'era un'ultimissima occupazione che le portava soddisfazione, ma fu stroncata sul nascere dalle ire del Re stesso, che tollerava di cattivo grado il suo ritrovato buonumore.]

Vargas...

[I quattro mesi profetizzati di Akhana Thot erano giunti al termine, presto sarebbe giunto il suo messo. A fare cosa, lei non lo sapeva, ma la sola idea bastava a terrorizzarla.

Scoprire poi che i cortesi e sottili ambasciatori di Keshatta erano venuti per comprare Cleone a nome di Akhana Thot...forse era stato peggio.
Nessuno di loro, Cleone compreso, aveva idea di cosa volessero da lui.
Atreius sapeva solo di voler rifiutare le 150 monete d'oro offerte, un patrimonio inestimabile per il suo piccolo regno appena rinato, e rimandare a Stygia il drappello a mani vuote.
Nessuno dei compagni obiettò, sebbene questo significasse aprire le ostilità con uno stato più grande e molto più potente, che li avrebbe potuti colpire duramente senza spostare un solo soldato.
Ma il Re aveva deciso: entro due giorni sarebbero partiti alla volta di Tarantia

Messaggeri furono inviati in Cimmeria, alle tribù amiche, altri al nord per reclutare eserciti, altri ancora verso l'estremo est: se doveva esserci un conflitto, sarebbe stato di dimensioni ben più colossali di quello di pochi mesi prima.

Il Re aveva deciso]


La Via dei Re...

[Seguendo le parole di Cormak e ciò che le stelle gli avevano profetizzato, intrapresero il viaggio verso Aquilonia seguendo la via più lunga, la Via dei Re attraverso Brithunia, Zamora, Corinthia e Nemedia. Un viaggio orribilmente lungo, duro, e non privo di pericoli.
Per la prima volta, dopo più di due anni, Kephirat sentì il sole cocente scaldarle nuovamente la pelle gelida, ma per quanto sollievo potesse recare al suo fisico, la sua casa era ormai ben più a nord, e Stygia era diventata una nemica palese.
Atreius seguiva la via di marmo bianco in silenzio, ogni giorno in contemplazione delle innumerevoli statue di regnanti che ne segnavano il profilo...cosa leggesse sui volti di pietra lei non lo sapeva, forse neanche i suoi compagni.
Solo mesi dopo, varcati i confini tra Nemedia ed Aquilonia, i compagni videro sul suo volto l'espressione di chi si sente tornato a casa dopo anni di esilio.
Attraversarono praterie sterminate con la foga di chi, dopo troppa strada, strappa al suo fisico le ultime forze per lo scatto finale]

Tarantia.

[Già da lontano le era sembrata enorme ma ora che erano sotto le mura, Kephirat non riusciva ad abbassare lo sguardo. Aveva già visto città grandi. Tarantia era immensa.
Mura ciclopiche la circondavano, su di esse enormi macchinari da difesa. Ovunque torri, alte strutture, gente di ogni tipo e provenienza, mercanti, guerrieri e ciarlatani, ladri, donne di strada, ragazzi...] Civiltà...bentornata alla civiltà...[si permise un sorriso, dopo un anno di viaggio stremante. Le sembravano secoli dall'ultima volta che aveva visto una vera città.
Poi si ricordò delle intenzioni di Atreius, e come per magia il sorriso le scomparve dal volto.
Cercare udienza dal Re di Tarantia non era cosa semplice.
Ottenere l'attenzione di Re Conan le sembrava un'impresa pressoché folle.

Ma in fondo perchè arrendersi senza aver tentato...]

La volontà della Via

[Lo Pan, reindossato il mantello da viaggio sopra gli abiti formali del suo dojo, rimase alcuni minuti a contemplare il medaglione cinto di draghi e coperto di sangue Kithaiano incrostato].

...

[Ancora nessuno sembrava essersi accorto della distruzione degli edifici in quella zona isolata di campagna. Lo Pan si avvicino alle macerie e vi depose un piccolo sacco, contenente alcune monete d'oro]. "Compensazione..." [Mormorò].

[Il Tao aveva infine deciso di mostrargli la propria volontà. Uno dei Tre era caduto, divorato dalla sua stessa sete di potere, accecato ed incapace di comprendere fino a che punto la sua cerca di libertà lo aveva reso schiavo. Ora Lo Pan aveva il compito di correggere quell'errore, di cancellare quell'aberrazione dal flusso della Via. Il potere del suo avversario era vasto quanto cieca era la sua furia. Si sarebbe dovuto preparare a lungo.]

[Raccolto il macabro involto segnato dall'effige del drago d'argento e macchiato del sangue degli innocenti, allestì una piccola pira, e bruciò i resti essiccati].

"Possiate essere premiati nella vostra reincarnazione..."

domenica 21 dicembre 2008

Preparativi

[Le ritessute vesti rosse del giovane Kithaiano lasciavano sventolare le ampie volute mentre il suo portatore camminava a passo spedito tra le sale ed i corridoi in fermento del palazzo reale di Albion, assorto nella lettura di rotoli di pergamena, seguito da un giovane guerriero impegnato in un lungo discorso che apparentemente stava mettendo a dura prova i suoi polmoni.]


"... e quindi questo ha portato Re Conan a sancire accordi di mutuo sostegno con l'Argos e l'Ophir. Ora, proseguendo ancora più avanti..."

[Nemedia affida la sua forza militare alla forza delle sue falangi di fanti. E' retta da un sovrano e le sue leggi sono codificate nella Dottrina Nemediana.]

"... di conseguenza ogni città sorge necessariamente intorno a queste torri degli stregoni, che garantiscono protezione alla cittadinanza..."

[Evita il paggio in arrivo da destra. Cenno di saluto a Kephirat di passaggio con le miscele alchemiche.]

"... in oltre, la presenza degli Ymirish offre un notevole vantaggio alle loro truppe sia in termini di morale che di forza sul campo..."

[Il termine più consueto di saluto in Aquiloniano formale è "salve sodales", nel caso in cui ci si rivolga ad un amico o un vecchio conoscente.]

"... passando quindi alla nazione di Brithunnia, va anzi tutto sottolineato che..."

[Scarta rapidamente dentro le cucine. Mano sulla bocca del soldato per non attirare l'attenzione di Yu Lao nel corridoio. Le regioni a sud di Albion constano principalmente di terreno paludoso o brullo; una eventuale conquista sarebbe inutile senza una adeguata opera di bonifica. Sorseggia il te sul tavolo. Di nuovo su per le scale.]

"Sarebbe bastato un gesto, signore. Ora, per tornare ai rapporti con la Cimmeria, la mia opinione..."

[Ruota su te stesso per far passare i due bambini di corsa, saluto formale all'accolito di Asura. La pronuncia corretta della parola è...]

"...e a questo proposito, signore, questa è la lista dei volontari per la vostra scorta diplomatica. La mia valutazione personale..."


[Giunsero finalmente nella sala del trono, e Lo Pan si concesse finalmente di distogliere gli occhi dai rotoli e le orecchie dal suo accompagnatore.] "Salute a te, maestà. Ti chiedo scusa per il ritardo. Il tempo a disposizione e poco e informazioni da assimilare apparentemente infinite. Sono pronto a partecipare a questa riunione. [Scrutò i volti dei suoi compagni intorno a lui. Atreius, Mufasa, Yu Lao, Kephirat e persino Milach non sembravano essere stati meno indaffarati di lui fino a quel momento.]

giovedì 18 dicembre 2008

Paura del Buio

L' insurrezione è finita in Albion da qualche giorno, morti e feriti si contano a decine... la terra è arida il popolo affamato e malato ed il Buio è ancora in agguato... le carovane di notte viaggiano poco per paura e la gente sta chiusa in casa. L'eco delle malefatte dell' usurpatrice Ilga di Hyperborea riecheggerà a lungo sul regno... Re Atreius perso nei suoi pensieri medita ora sul da farsi, ragionando con i suoi consiglieri e ministri...e ufficiali.

I sacerdoti di Asura amministrano la ricostruzione del loro Tempio e del resto della città..

Hordo ha reinvestito il suo piccolo capitale... una donazione al tempio di Asura che in cambio gli fornisce un sacerdote che lo guidi attraverso sentieri mercantili sicuri, una piccola scorta di 20 cavalieri mercenari brythuniani per proteggere gli spostamenti delle sue merci...nei giorni seguenti intraprenderà viaggi verso la Cimmeria e Brythunia costanti per importare merci e sementi... ed infine acquisterà il necessario per aprire una miniera di metallo nei monti di Albion dove darà lavoro a minatori e fabbri locali.

Olaf Gunnarson e Sigurd Lothbrock si occupano della gestione dell'esercito e pattugliano le zone per sopprimere le bande di mercenari rimaste dopo la rotta... ma mai di notte...poiché il Buio ogni tanto reclama un tributo di anime

I soldati feriti vengono curati e molti torneranno dalle loro famiglie per coltivare la terra e allevare il bestiame...

Cleone comincerà a creare miscugli alchemici per purificare le acque e codificherà tecniche di agricoltura nemediana e balsami guaritori insegnando quest'arte a chi vorrà impararla

Cormak il misterioso sacerdote guerriero di Ishtar passerà tutto il suo tempo a guarire i malati e i feriti con una febbrile ed incessante dedizione...come se avesse un qualche debito da ripagare nei confronti della vita stessa...
Ogni notte egli sta fuori sulle mura di Vargas... guarda il Buio e le ombre della notte...
ma nel suo sguardo non vi è paura... è come se stesse cercando qualcosa...

Re Atreius seduto sul suo trono di pietra medita... sulla sua fronte corrucciata adesso si posa una corona d'oro che risplende sotto la luce del fuoco... quella corona ha il peso di migliaia di vite che confidano in lui e nelle sue scelte...Cleone ha parlato...il pugnale...il Borian Knut... la Lacrima di Bori..si trova ad Hyperborea nella Rocca d'Osso di un potente mago... per riprenderlo devono assaltare la fortezza in territorio nemico... e l'impresa non sarà semplice per un piccolo regno che da poco si sta rimettendo in piedi.

mercoledì 17 dicembre 2008

Uomini e Dei

[Il palazzo reale di Albion era libero. Libero dai fumi mefitici che indebolivano la volontà degli avventori. Libero dai mercenari, libero da Lei, la cui testa ora viaggiava di villaggio in villaggio, per annunciare la fine della tirannia.
Atreius sedeva in trono, sporco di sangue, stanco, preoccupato.
Attorno a lui, alla sua destra, alla sua sinistra, i compagni, adesso luogotenenti di quel piccolo regno da risanare.
Anche loro stanchi, sporchi e feriti quasi a morte, nessuno escluso.
La battaglia era stata lunga e molte vite si erano spente per quella causa.] Col tuo permesso, maestà [accennò un sorriso di sfottò, marcando quella parola, ed un inchino, sebbene le ferite le dicessero di stare ferma] ...io mi ritirerei, temo di avere serie difficoltà nello stare in piedi...[una smorfia, ancora del sangue usciva dalla ferita...e, maledizione, faceva male sul serio! Non attese risposta o permesso e si avviò lentamente verso la sua stanza.
Ci volle un po' perchè riuscisse a sfilarsi gli abiti logori ed insanguinati senza farsi ancor più male, il sangue, col passare del tempo, si era attaccato alla stoffa...ed ancora una volta si maledì per la sua avventatezza.
Era saltata alla gola del mercenario senza pensare che aveva scarsissime possibilità, lei, esile come uno scricciolo, di far seriamente del male ad un guerriero esperto. Tuttavia le era parsa l'unica cosa utile in quel momento...anche se si sarebbe volentieri evitata quella lama sotto le costole.
Si limitò a lavare la ferita e bendarla al meglio delle sue possibilità, quindi si lasciò cadere sfinita sul letto, tirandosi addosso una grossa pelliccia.
Troppo stanca, ancora troppo eccitata dalla battaglia e dalle novità per riuscire a prendere sonno, Kephirat si lasciò invadere dai pensieri]
In meno di un mese abbiamo organizzato un esercito, abbiamo scacciato spiriti malevoli dalle foreste...abbiamo visto e sentito distintamente le potenze antiche muoversi su questa terra...[istintivamente portò una mano al petto, alla cicatrice rimasta a ricordarle i rischi, il dolore che quegli esseri potevano causare, al vuoto stesso che lei aveva dovuto lasciarsi nell'anima per correre dietro a quelle creature...la ferita della spada sarebbe guarita, ma quella? Sbuffò, rigirandosi...] Serpenti...Atreius ne ha fin sopra i capelli...come dargli torto, adesso che sappiamo della presenza dei sacerdoti di Set...cosa c'è qui di così grande da spingerli ad allontanarsi tanto da Stygia? Milach? [ripensò alle parole del cimmero, al suo racconto dell'incontro con lo stygiano che tempo prima lo avrebbe voluto comprare come guardia...possibile che loro, ognuno di loro, attirasse tanto l'attenzione di qualcuno?
Mancavano ancora troppi tasselli nel mosaico. Certo, ognuno di loro aveva la sua storia, e non erano belle storie, quindi era ragionevolmente logico che ognuno di loro avesse dei nemici...eppure riteneva eccessiva l'attenzione che gli dedicavano perchè come potevano sapere cosa cercavano di fare?
Parlavano forse con gli antichi stessi?
E gli antichi sapevano davvero delle loro intenzioni?
Sospirò di nuovo, quelle erano altre domande per le quali ancora non aveva risposta] Per un po' dovremmo preoccuparci di questo regno, prima che dei nostri affari...questi sono nostri affari in fondo. Questo popolo ha bisogno di rialzarsi, di imparare di nuovo ad avere fiducia nella loro guida...ci sono terre e menti da sanare, alleanze ed accordi commerciali da stipulare, o ci ritroveremo alla testa di un regno in miseria, nuovamente ridotto alla fame...questa povera gente ha sofferto abbastanza...[volse lo sguardo sul piccolo lupo che sonnecchiava vicino a lei, apparentemente tranquillo e senza pensieri, già abbastanza fiducioso nei suoi confronti, nonostante le circostanze.
Il serpente l'aveva abbandonata invece, aveva detto che lei aveva rinnegato Set.
Non ci aveva mai pensato seriamente fino a quel momento, tuttavia "rinnegato" le sembrava una parola sbagliata. La verità era che aveva semplicemente rivisto una scelta che si era dimostrata totalmente sbagliata per lei, a quel punto della sua vita. Aveva cominciato a seguire il dio fin da giovanissima, e solo perchè così le avevano insegnato. E se nessun altro ti offre altre scelte, l'unica che hai ti sembra la migliore. Agli occhi di una schiava poi, l'idea che un dio elargisse potere ai suoi accoliti era a dir poco affascinante.
Ma guardandosi dentro ora non era più sicura di dovere a Set i suoi piccoli successi.
Non era stato lui ad insegnarle la magia, ma solo il suo interesse e gli anni passati a studiare. Non era stato lui a darle potere e forza necessari a liberarsi delle catene, ma solo lei.
Se avesse dovuto seguire il destino che Lui aveva scelto per lei...probabilmente sarebbe morta. La verità era che si era sentita veramente viva dal primo momento in cui, inconsciamente, lo aveva abbandonato.
Ma ora a che dio avrebbe rivolto le sue preghiere? Dopo quel che aveva visto e capito, c'era ancora un dio a cui affidarsi, in cui credere?
Forza, onore, astuzia, saggezza, conoscenza, caparbietà e forza d'animo, umiltà e gentilezza, generosità. Questo cercava, avrebbe voluto trovare in un dio, ma pensadoci bene, lo aveva...li aveva già trovati: viaggiava con loro da più di un anno, ed altri li aveva incontrati lungo il cammino.
Quelli erano gli dei a cui si affidava, che l'avevano protetta, amata e sostenuta, per i quali lei si sforzava di fare altrettanto.
Ed erano uomini.
Uomini capaci di piegare i loro destini, di cambiare il corso degli eventi. Uomini forti, ma capaci anche di debolezze e pronti a riconoscere i propri errori e limiti.
Pure l'ultimo arrivato in quel piccolo regno aveva dimostrato di aver commesso un errore...gli altri se ne erano forse accorti? Avevano notato il fuoco che ardeva negli occhi di Cormak, mentre fissava Ilga, un attimo prima di colpirla? Fin dal principio aveva creduto poco a quella parte della sua storia, ma da quel momento si era convinta che il morigerato, e al limite della santità, sacerdote di Ishtar nascondesse un bel tumulto dentro di sé.
Ma d'altronde chi di loro non aveva, o non aveva avuto, segreti?
In effetti anche lei aveva tralasciato qualche piccolo dettaglio "di scarsa importanza" ad Atreius, circa la sua storia recentemente scoperta. Tuttavia non aveva molta voglia di raccontargli del fatto che sua madre, quella che ormai era certa, era ancora viva, probabilmente tra le grinfie di Akhana-Toth, se n'era andata dal Vanaheim e da suo padre su consiglio di un uomo serpente camuffato da sciamano per farla poi nascere schiava tra la sua stessa gente per chissà quale dannatissimo piano.
Ormai non faceva fatica a credere alla versione di suo padre, anche se le era costato tanto cancellare anni ed anni di convinzioni, di amore indiscusso per una donna che poi si stava rivelando sempre più una...non sapeva cosa, ma la prima parola che le venne in mente fu serpe.
Quale donna sana di mente farebbe crescere una figlia in schiavitù...per quale arcano motivo una madre si sarebbe sottoposta al medesimo destino, fino a simulare la propria morte, scatenando per altro un'ovvia reazione omicida?
Fino a pochi giorni prima aveva odiato suo padre, a causa delle menzogne di sua madre.
Poi gli aveva concesso il beneficio del dubbio, anche se lui aveva dichiarato di non avere interesse per la sua opinione...come dargli torto, la vedeva davvero per la prima volta dopo quasi vent'anni.
Infine quel giorno le aveva salvato la vita.] ...se quello è disinteresse, io sono una strega più potente di Toth Ammon...ma non voglio pensarci ora, non voglio farmi illusioni...[ nulla nei suoi trascorsi le dava fiducia: qualunque persona a cui si fosse affezionata non era riuscita a tenerla vicina, se non per perderla inesorabilmente, e non voleva che accadesse di nuovo]

domenica 14 dicembre 2008

Un passato che perseguita

[Milach, pensieroso, in attesa.... ]
Venduto ai demoni... Tutti i discorsi sul libro di Skelos, gente che evoca i demoni per ottenere potere, il caos della fine di quest'epoca... Tutto ciò non fa altro che ricordarmi che il mio corpo è stato venduto ai demoni. Possibile che non abbia portato niente di buono quello che ho fatto?
Mi ricordo ancora nitidamente quei momenti. Tutto cominciò con quell'attacco a sorpresa degli hyperboreani. Era molto strano, non era la loro strategia. Sembravano esaltati, avevano una strana luce negli occhi. E dai loro movimenti, non sembravano realmente intenzionati a prendere il villaggio. Sembravano più che altro attacchi suicidi. Io osservavo la battaglia da lontano, rimanevo sempre a fare la guardia in quelle occasioni, e potevo capire bene che la loro strategia li avrebbe portati ad una sanguinosa sconfitta. Pensai che sicuramente a guidarli era un capo incompetente. Quando la vittoria era già decisa, e la battaglia fu sul punto di finire, i miei compagni, rimasti con me al villaggio, non seppero più trattenersi, e corsero tutti esultando verso il campo di battaglia, sperando di trovare ancora nemici volenterosi di combattere. Fui l'unico a rimanere fermo al proprio posto, all'epoca ero molto più calmo di ora. E pensai che ora che la battaglia era praticamente finita, sarebbe stato inutile il mio aiuto. Ma improvvisamente un gruppo di hyperboreani comparve da dietro. Si dirigeva a gran velocità verso il villaggio indifeso. Gridai con tutta la mia voce per far tornare indietro i miei compagni, ma non sarebbero arrivati in tempo! E se gli hyperboreani fossero riusciti ad entrare oltre la palizzata, sarebbe stato quasi impossibile abbatterli senza che loro, prima di morire, non fossero riusciti ad uccidere donne e bambini. Dovevo fare qualcosa! Ma non potevo tenere una porta da solo! L'unico modo era sigillarla! Molto vicino, c'erano dei grandi massi caduti dalla montagna tanto tempo prima durante una frana. Se fossi riuscito a spostarne uno davanti alla porta, loro non avrebbero fatto in tempo a spostarlo prima del ritorno dei miei compagni! Non ci pensai due volte, dovevo farcela. Corsi fuori, e iniziai a spingere una grande roccia verso l'entrata. All'inizio non si muoveva, sembrava che avesse radici profonde che la piantavano saldamente al terreno. Ma poi iniziò a muoversi, e ad ogni passo sembrava sempre più leggera! Ma quando fui alla porta, mi resi conto che era troppo tardi. L'avevo sigillata solo per metà, e non avrei fatto in tempo a fare altri passi prima del loro arrivo. Dovevo tenere la porta da solo, giusto il tempo per far arrivare i miei compagni!
Con la mia ascia in pugno mi piantai davanti a loro! Il primo si era distanziato, correndo più veloce degli altri! Facile: non appena fu a tiro gli staccai la testa dal collo con un colpo. Ma gli altri arrivarono insieme, e non erano per nulla spaventati come accadeva di solito. Mi accorsi nuovamente del loro strano sguardo. Non li attaccai, mi difesi solamente. Cercavo di parare e di evitare ogni loro colpo e di contrastare la loro spinta. Mi ferirono più volte. Ma proprio quando stavo per cedere e morire sotto i loro colpi, fui spinto dagli altri cimmeri dietro di me, e riuscimmo a respingerli!
Mi viene ancora da sorridere quando ci ripenso, anche se poi ho scoperto che quell'attacco fu pilotato da Korhoinen, solo per trovare il corpo migliore da vendere alle oscure entità dal quale voleva trarre potere! Da quel giorno, senza che io mi accorgessi di nulla, mi tenne sott'occhio, con chissà quale stregoneria o quale stratagemma.
Fu per me che rapì Ludmilla. Il fatto che fosse bellissima, e che la fece sua schiava per il suo sollazzo, era secondario. Lui voleva me, e aveva capito come fare a prendermi.
Vedevo Ludmilla per poco tempo solo una volta ogni uno o due anni, quando sconfinavano in Asgard per combattere battaglie onorevoli contro ottimi rivali, che meritavano il nostro rispetto. Le escursioni duravano al massimo qualche settimana, poi si ritornava in Cimmeria. Ma quella volta io non tornai. Quando mi dissero che l'avevano rapita, decisi di unirmi a tutti gli Aesir che volevano andare a salvarla. La nostra destinazione era una torre: la Rocca d'Osso di Vurdlach, dimora di Korhoinen.
Anche il fatto che sapessimo dove andare era previsto dal piano dello stregone. Ci tese una trappola e uccise tutti tranne me. Fui l'unico ad essere catturato. Ma fu imprudente con me. Non usò catene troppo fragili, e non ne usò troppo poche. Era la pietrà in cui erano fissate le catene che presto o tardi avrebbe ceduto. In quel periodo in cui fui imprigionato, sapevo che stava preparando qualcosa. Ogni tanto veniva nella mia cella e mi faceva cose strane con la sua magia. Non cose dolorose. Inoltre veniva sempre in compagnia di Ludmilla, come se volesse provocarmi. Sembrava mi stesse mettendo in qualche modo alla prova. E sapevo che nel frattempo si stava divertendo con Ludmilla. Non potevo sopportarlo. Dopo innumerevoli giorni di prigionia, avevo reso la pietra abbastanza fragile da poter staccare i pezzi dove penetrava il ferro delle catene. Quando tornò a farmi visita, lo sorpresi! Con uno scatto, mi liberai, e usai le catene come armi contro di lui! Lo gettai a terra e presi Ludmilla con me, dirigendomi fuori. Ma fummo ripresi a pochi metri dalla torre.
E poi... Ciò che non scorderò mai... La uccise. Konhorien, per punire la mia presunzione, disse, la uccise, sotto i miei occhi. E da quel giorno in poi, tutti i giorni iniziò a praticare stregonerie sul mio corpo, dolorosissime. Ed è sempre da quel giorno che ho deciso che non avrei mai più cercato di difendermi da nessun nemico, ma solo di attaccarlo.
E vengo ora a scoprire che quelle stregonerie sono servite per vendere il mio corpo ai demoni... Se non avessi scalato il Cor - Maragh, a quest'ora penserei che la mia forza mi ha portato solo sofferenza. Ma so che non è così. Questa forza, è l'arma di Crom per sconfiggere i demoni. Sono sicuro che grazie a questa forza, presto o tardi, potrò ottenere la mia vendetta!
Se Cleone ha cercato di sconfinare in Hyperborea, sono sicuro che molto presto il nostro cammino ci porterà lì!

venerdì 12 dicembre 2008

Ancora pessime notizie...

[Non aveva il coraggio di tornare nella sua stanza, di incrociare lo sguardo di nessuno dei suoi compagni: avrebbero capito subito che aveva combinato qualcosa, e allora sarebbe stata costretta a ricordare.
Non aveva il coraggio di chiudere gli occhi e dormire, non voleva incontrare di nuovo il buio e i suoi terribili abitatori.
Si strinse nella pelliccia, nascondendo il corpo ferito al soffio del vento, che sembrava ancor più freddo sul viso ancora bagnato di lacrime...non aveva mai fallito così grossolanamente, a così caro prezzo.] Volevo solo vedere...e capire...[pensò, ricordando i suoi intenti e la necessità che aveva sentito prendendo quella decisione folle, veramente folle ripensandoci bene.
Quale persona saggia si sarebbe inoltrata nel buio sapendo quali creature strisciavano ora nelle ombre? Ammise di non averci pensato, di aver confidato troppo nell'innocenza dei suoi intenti.
Ma la strada per gli inferi è lastricata di buone intenzioni, e lei quel lastricato lo aveva imboccato ben bene, finendo proprio nelle grinfie di...cosa? Una creatura aliena, antica, che pretendeva un'anima per darle delle risposte.
Ovviamente aveva rifiutato.
Un anno prima non si sarebbe fatta problemi, ma le cose erano cambiate parecchio da allora. Lei era cambiata, ed ora per nulla al mondo avrebbe sacrificato l'anima di un innocente per i suoi scopi.
Infatti aveva rischiato la sua. Stava per perderla, mentre quell'entità sconfinata ed orribile la ghermiva tra i suoi enormi tentacoli segnandole la carne e le ossa.
Credette di averla ormai perduta, quando le trapassò la carne e il cuore.
Mai, mai nella sua vita aveva provato un dolore così grande, e vedere "cosa" la aveva salvata, se possibile aveva mutato quel dolore, ma non estinto.
Quell'essere di luce le aveva salvato la vita uscendo dal suo cuore, che lei si ostinava a ritenere freddo e vuoto.
Il rimpianto le aveva salvato anima e vita, ma poi non se ne era andato. Era ritornato a lei, forte e ardente come il guerriero di cui aveva assunto le sembianze, bruciandola e lasciandole cicatrici invisibili.

Una volta ancora si strinse le braccia al petto, coprendo istintivamente un'altra cicatrice, stavolta ben visibile, all'altezza del cuore, là dove il tentacolo nero l'aveva colpita.
Aveva sperato scioccamente di aver vissuto un incubo che le avrebbe segnato solo l'anima e la mente, ma il petto e il corpo coperto di lividi l'avevano riportata alla dura realtà: aveva fallito, aveva commesso una leggerezza imperdonabile, e quei segni erano lì a ricordaglielo]
Nessuno dovrà sapere...non capirebbero, e si adirerebbero incredibilmente. Se poi sapessero che gliel'ho fatta sotto al...[interruppe i suoi pensieri e fissò la strada davanti a sé. Senza rendersene conto era uscita dalle mura del forte e si era allontanata verso i boschi.

Poco distante da lei una bestia la stava fissando, un lupo che si avvicinava ora col capo basso.
Temendo che fosse feroce, Kephirat indietreggiò di qualche passo, ma la bestia la raggiunse ugualmente, fermandosi ai suoi piedi. Era ferita, e portava qualcosa con sé. Fece in tempo a deporre il cucciolo ai piedi della ragazza, quindi si accasciò su un fianco e morì.
Due grossi fori sul torace, come se un serpente gigante l'avesse azzannata, erano stati probabilmente quelli ad ucciderla ma lì, pensò Kephirat, non si erano mai visti serpenti giganti. Raccolse il cucciolo che inutilmente cercava riparo sotto al corpo della madre morta, quindi esaminò quel che portava, una specie di imbracatura che avrebbe dovuto contenere qualcosa, ma che tuttavia ora recava solo una pergamena.
Con qualche difficoltà decifrò le due diverse calligrafie, entrambe scrivevano in cimmero: il lupo era stato mandato dalla sciamana che avevano incontrato mesi prima, per portar loro un oggetto ed un messaggio.
Ma della presunta reliquia che la tribù dei monti centrali aveva loro mandato non c'era traccia...
Con l'animo ancor più appesantito, Kephirat nascose il messaggio tra le vesti e, con di nuovo la consapevolezza di essersi perduta qualcosa lungo la strada che le bruciava il petto, si incamminò per tornare al campo, con delle ennesime brutte notizie nella mente, e un cucciolo di lupo tra le braccia.]

mercoledì 10 dicembre 2008

Il rimpianto

.. la giovane Stygiana riprese i sensi... ferita e con le ossa doloranti...
scoppiò in un pianto disperato...
Il suo ricordo va a quei monti silenziosi e pensanti, a cose mai accadute ma ugualmente vissute..
Realizzò che una vita di inganni e tardimenti era venuta a reclamare in fine il suo prezzo...la sua anima...
ma era tardi perchè la sua anima già apparteneva ad un altro padrone...
che difficilmente l'avrebbe ceduta ad altre potenze di Tenebra..
Stille di sentimenti imperlano i suoi occhi, ne scavano solchi sul viso...scendono lunghe e piovono, sul freddo pavimento di pietra...Lacrima il suo cuore... al ricordo di un passato che più non può tornare...di quel che per la prima volta ha avuto e che lasciò per un bene superiore...
e che stanotte le ha salvato la vita dal Buio..

*un pianto incessante si diffonde per le segrete della fortezza*


Ombre e fumo

[Non riuscendo a prendere sonno, nonostante la stanchezza sembrasse pesare più del solito, Kephirat si aggirava per il cortile del forte, scrutando le ombre, le stelle, qualunque cosa potesse fermare i suoi pensieri su un unico obiettivo.
Ma gli ultimi giorni erano stati più pesanti del solito, densi di avvenimenti...
A fatica erano riusciti a raggiungere il secondo tempio tra le paludi, stavolta tutti insieme...fortunatamente tutti insieme, o in quel momento sarebbero tutti stati...scrollò le spalle, rabbrividendo al solo pensiero.
Il braccio letteralmente morto di Milach era stato un prezzo più che alto, una dimostrazione fin troppo potente delle forze che tentavano di contrastare ed ora era solo per la benevolenza di Seth, almeno secondo il suo pensiero, che erano ancora tutti vivi] Morti che camminano, che conducono al medesimo destino le loro vittime...e quelle creature, quegli spiriti rinchiusi nelle pietre...non ho abbastanza cognizioni per riuscire a comprendere una stregoneria così potente, così antica...ed Ilga, lei davvero invece ha tali conoscenze? Il veggente ha parlato di un'orrenda creatura nel tempio di Asura, uno...come lo ha chiamato? Ctonian forse?
Quale che sia il nome, certo è che Ilga gli dà in pasto il suo popolo, e già questo è di per sè aberrante...[scosse il capo, sentendosi improvvisamente impotente, piccola e disgustata.
Ma disgustata perchè, in fondo, a Stygia, lei stessa aveva tentato la strada percorsa dalla regina di Albion. Inganno dopo inganno aveva tentato la scalata al potere della congrega di cui faceva parte, solo che a lei non era riuscito molto bene, e si era ritrovata sulla nave diretta all'Isola degli Oscuri] Che fallimento che sono [ridacchiò di se stessa scuotendo lievemente il capo] persino il mio serpente mi ha abbandonata...ma forse starà meglio con colui che può anche comprenderlo, oltre che volergli bene.


[Un soffio di vento fece tremare le torce, riportando la sua attenzione al campo. Non potè trattenere un brivido: già due volte l'ombra aveva percorso quella zona. Improvvisamente, inevitabilmente ogni luce era stata assorbita dal buio e spenta. Mufasa aveva detto che la causa poteva essere un qualche rituale che veniva celebrato per risvegliare un demone, da qualche parte, lei invece aveva ripensato alle parole del Veggente, quando in presenza sua e di Yu Lao aveva dichiarato che qualcosa oscurava il fato di uno di loro, impedendogli di vederlo. Ogni possibilità era plausibile, a quanto pareva però c'era ragionevolmente motivo di credere che qualcuno stesse davvero officiando un rituale. Dove? Bella domanda!] Yu Lao...[ si voltò verso la finestra della stanza dove fino a poche ore prima erano entrambe, dove la compagna khitaiana le aveva fatto quella richiesta assurda, quella rivelazione forse più importante di quanto non avesse creduto. Era uscita completamente stravolta dal loro incontro...] troppo liquore, non ci sono più abituata. E troppo poco sonno...[in quei pochi giorni aveva esaurito le sue riserve di energia. Mai nella sua vita aveva dovuto ricorrere così spesso alla stregoneria, ma prima non aveva mai avuto le potenzialità che le si erano presentate nel corso degli ultimi eventi, così come i pericoli.] ...certo, se non avesse dato retta a Yu Lao, ora sarei più fresca...se non avessi dovuto curarla sarei più fresca [strinse la mano intorno ad una fiala in cui del fumo rosso volteggiava pigramente] se non avesse deciso di voler sapere cosa si prova non avrei dovuto sprecare tanto ben di dio! [non le era ancora andata giù la faccenda della piccola bravata della compagna, che le aveva sottratto dalle tasche uno dei preparati di loto rosso, per poi vederlo andare in frantumi sotto i colpi dello spirito del tempio e da lì diretto nelle sue narici, causando alla khitaiana notevoli mal di testa, con sua malevola soddisfazione, oltre ad un salubrissimo vuoto di memoria]

[Tornò all'interno del forte, dove ormai regnava il silenzio. Solo le guardie personali di Atreius...Re Atreius erano sveglie, e ben decise a far sì che nessuno disturbasse il loro sovrano, sveglio o addormentato che fosse. La osservarono mentre passava in silenzio davanti a loro, così come lei osservò loro...probabilmente con la faccia più colpevole di tutta Hyboria. Tornò sui suoi passi, verso uno di essi] Se domattina i miei compagni mi dovessero cercare, dite loro che sono alle prigioni. [non attese una risposta, suscitò però doppiamente la loro sorpresa portando con sè, con un po' di fatica, uno dei bracieri posti ai lati della porta]


[Il freddo se ne sarebbe andato in poco tempo, e non si sarebbe più curata nemmeno dell'umidità che regnava tra le celle una volta iniziato il lavoro.
A malapena il fuoco nel braciere illuminava il suo viso impegnato e le sue mani intente a sminuzzare erbe delle più disparate specie. Mormorava qualcosa mentre lavorava, gli occhi socchiusi e la mente completamente altrove, i pensieri scissi dalle parole che le solcavano le labbra.
Ricordava le parole di suo padre, dell'uomo che fino a quel pomeriggio avrebbe voluto uccidere con le sue mani. L'uomo che aveva ridotto in schiavitù sua madre dopo averla rapita e violentata...l'uomo che l'aveva venduta quando ancora lei non era nata.
Quello stesso uomo le aveva da poco raccontato una storia molto diversa.
Non solo lui...anche il Veggente...ed Akhana-Toth, in sogno, le aveva mostrato sua madre viva o meglio, l'aveva costretta a guardarla, la stessa madre che lei aveva visto morta con i suoi occhi era stata sotto il suo sguardo, prigioniera di ombre mentre lui, il suo vecchio maestro, con la voce suadente di sempre le aveva gentilmente esposto le sue minacce.]
Ora staremo a vedere chi è che mente...chi mi mente, e perchè. [ aveva ucciso per le menzogne che le erano state raccontate, era stato per quello che aveva cominciato, altrimenti non avrebbe mai torto un capello a nessuno, né avrebbe cercato il sapere con tanta foga. Ma ora non sapeva a chi credere. Doveva credere alle parole di sua madre, che fino all'ultimo aveva dipinto suo padre come una bestia spietata? Oppure doveva dar retta al racconto dell'uomo che pareva fingere di non dar peso alla loro parentela, ma che diceva di aver voluto bene a sua madre, finché lei non aveva deciso di andarsene portandola con sé?]

Dove sei? [ lasciò cadere le erbe, mescolate al suo sangue, nel braciere e rimase a guardarle bruciare, col calore che le arrossava le guance. Poi un fumo cremisi si levò dai carboni...]

lunedì 8 dicembre 2008

Chi sono io?

[La figura scura, stava seduta in disparte, lontana dagli uomini che dopo una lunga giornata finalmente si riposavano. Il fuoco acceso era solo suo, i soldati del forte non gli si avvicinavano...era il sacerdote nominato dal Re, l'uomo sacro, preposto alla rinascita...ma chi era realmente?]
"Chi sono io realmente?" Domandava al serpente, in una lingua che nessun altro era in grado di capire.
"Tu sei un figlio di Damballa!" Gli rispondeva il serpente nella stessa lingua. Non c'era spazio per le sottigliezza nella lingua dei due, il serpente non faceva altro che confermare ciò che la sua mente finalmente gli aveva rivelato.
Vivere una vita intera, ingannando tutti, per primo se stesso. Cosa resta di un uomo se anche ciò che crede essere la sua storia è un inganno? Ma il fondamento di tutto è proprio questo, sono anche io un uomo?
"Tu sei un figlio di Damballa!" Ripeté il serpente "non chiedere di essere altro che te stesso al tuo dio. Che tu morda i tuoi nemici con le zanne che Damballa ci ha donato o che tu li colpisca in altro modo, non farà alcuna differenza in ciò che sei"
"La femmina che credeva di averti comprato, non sa che saggio alleato aveva in te, piccolo fratello" Mufasa si alzo in piedi reggendosi con il bastone che portava con se da sempre "Tutti noi siamo stati scelti con saggezza, speriamo che oltre a ciò ci sia stata data anche la forza di mordere i nostri nemici e di farli sanguinare, fino a che il veleno non penetri in loro"
Guadando il campo, Mufasa vide gli uomini che cercavano conforto nella luce e nel calore del fuoco.
"Possano i tuoi occhi essere i miei occhi piccolo fratello. Così che tu mi possa guidare quando le tenebre cadranno su di noi"
Il serpente si strinse attorno al suo braccio, non rispose, ma non c'era bisogno di risposte stavolta...il serpente non avrebbe mai permesso che gli antichi tornassero.

domenica 7 dicembre 2008

Atreius Re

Da schiavi ad autorità di un regno...un bel cambiamento, non c'è che dire [guardando Atreius, in palese imbarazzo d'innanzi ai suoi nuovi compiti, a suoi nuovi sudditi, Kephirat non poteva fare a meno di pensare che, più che un vantaggio, quel cambiamento rischiava di diventare un problema enorme. Nessuno di loro aveva esperienza in quanto a gestione di un popolo...era già tanto che riuscissero a gestire se stessi!
Intorno a loro la gente festeggiava, rinvigoriti dalla speranza che avevano perduto dall'arrivo di Ilga di poter ricominciare a vivere degnamente, senza più nascondersi, o patire la fame.
Ma di lavoro da fare ce n'era parecchio...abbattere il regno di terrore di Ilga, assediare una città con armi totalmente false, ripulire la zona dai malefici che stavano imputridendo campi, foreste e corsi d'acqua...poteva davvero una corona su una nuova testa rendere più semplice quel compito? Lei non lo credeva affatto.
Se prima potevano agire indisturbati, o quasi, ora sarebbero stati sotto gli occhi di tutti, ed ogni loro singola azione sarebbe ricaduta non solo sulle loro teste, ma su tutte quelle della gente che contava su di loro.
Non che la cosa la toccasse particolarmente, come aveva già detto ad Atreius, con suo sommo disgusto...probabilmente però anche lui, in cuor suo, sapeva che ci sarebbero stati sacrifici da fare.
Non esistono guerre senza perdite, e lì non sarebbero caduti solo soldati.]
Qualche idea per riprenderti il tuo regno senza massacrarne il popolo...Maestà?

martedì 2 dicembre 2008

Un nemico che non sanguina

Un altro regnante ingiusto... Ha assoldato mercenari e usato arti oscure per opprimere il suo stesso popolo e ottenere un potere che non appartiene a questo mondo. Ma ora è quello stesso potere che possiede il regnate. Ma io e i miei compagni sappiamo cosa dobbiamo fare. Un piano, una guerra, un nuovo re che guidi un esercito. Tutto questo, ed il regnante ingiusto, per quanto possa essere potente e corrotto dal suo stesso potere, perirà sotto le nostre armi, perché può essere ferito... E su Albion tornerà la pace, e la gente starà bene...
Ma cosa ho potuto fare contro un nemico di fumo? Cosa potrò fare quando incontrerò altri demoni come quello? Cosa mi aspetterà quando il demone a cui è stato promesso il mio corpo giungerà a me? A cosa mi servirà questa grande forza, se il mio nemico non sanguina?
Ma per il momento, il mio nemico è mortale, e finché è mortale, ho tutto quello che serve per sconfiggerlo! Chissà, forse in futuro troverò un modo per ferire anche i demoni che non appartengono a questo mondo. Ho come l'impressione che il cammino mio e dei miei compagni ci porterà ad Hyperborea, fra non molto tempo. Se sarà così, avrò l'occasione di reincontrare Korhoinen. Forse potrò avere delle risposte... e potrò avere la mia vendetta!

lunedì 1 dicembre 2008

La Via dei Re

...E come il destino ha voluto, le genti di Albion ora hanno un nuovo, un re di antico lignaggio, che ha una corona ma non ancora un trono...
e quel trono dovrà conquistarlo con il sangue e l'acciaio per strapparlo al demone con il corpo di donna che ora vi siede sopra..

l'eco della notizia si sparge rapidamente... le genti ancora fedeli allo stendardo e a ciò che rappresenta...coloro che sono in grado di alzare una spada hanno cominciato a marciare verso la fortezza per unirsi alla nascente armata...

La responsabilità di migliaia di vite grava ora sulla testa di Atreius sotto forma di un corona d'oro..
sarà egli abbastanza forte da reggerne il peso? i suoi vecchi compagni lo sosterranno?

....una cosa è vincere la guerra...
... una cosa è vincere la pace...

I Tre

[
"I Tre sono partiti da oriente per compiere il loro destino in queste terre..."

Liu-Chen di Shaulun, 14° Maestro Ereditario della Scuola Agarunami
Lo-Pan di Shu Chen, 13° Maestro Successore della Scuola Surunami
Feng-Wei di Paikang, 37° Maestro Designato della Scuola Zemmetsunami

...

Lo-Pan sapeva che incontrarlo era il suo Karma.
Non aveva mai mancato di apprezzare il suo Karma prima d'ora.
]

"Sono destinato a vivere sempre in tempi interessanti..."

sabato 29 novembre 2008

Scelte e priorità...

[Kephirat sussultò allo scatto di Milach, e non potè fare a meno di riflettere a lungo sulle sue parole. Definiva la regina Ilga corrotta dal male...beh, poteva anche essere vero...patti con i demoni poi? Anche quello probabile, tuttavia non era del tutto sicura di voler dare retta all'impeto del cimmero.] Milach, lei sanguinerà sicuramente come tutti gli altri...il problema più grosso, temo, sarà far sanguinare anche i cinquecento e più mercenari che lei comanda. Finora ci è andata bene perchè avevamo chi ci aiutava...ma qui? Hai visto questo posto, hai visto in che condizioni ha ridotto il suo popolo: se insorgessero basterebbe un soffio di vento a spazzare via questa gente...[scosse il capo dubbiosa, la situazione era ben peggiore di come appariva, i soldati di Vargas erano molti e non si sarebbero lasciati spaventare da loro, che non avevano nessuno, questa volta, a cui appellarsi.
Ilga stessa costituiva un problema non esattamente sopravvalutabile, anche se forse cercava di apparire più di quel che era. Il giochetto della serva morta non aveva convinto Kephirat del suo potere, ma solo della sua ferocia...tuttavia era curiosa di capire quali conoscenze avesse quella donna]

Odio doverlo ammettere...ma quel vecchio rottame di Cleone ci è inutile senza pugnale, quindi dovremo davvero fare qualcosa di più che limitarci a scambiarlo con le teste di quei contadini, se vogliamo ritrovare quel dannato coltello! [guardò i suoi compagni ad uno ad uno, in cerca di risposte] Se qualcuno di voi ha un'idea, che la tiri fuori alla svelta, abbiamo due settimane al massimo...


[Rientrò nella sua piccola tenda, scacciando per qualche momento dai suoi pensieri i problemi del regno di Albion...il ricordo dei fatti avvenuti alla Città Ghiacciata ancora la tormentavano, c'erano troppe cose che non riusciva a spiegarsi...assorta sul proprio riflesso in un bacile d'acqua, riportò alla mente quello che era diventato, credeva, il suo obiettivo principale]

Era davanti a me, sul viso una maschera, illuminata solo dall'oro dei suoi occhi...dio se conosco bene quella sfumatura, è la stessa del mio occhio destro!
Più in basso la barba. So che dovrebbe esser rossa, tuttavia ha per me una fredda tonalità di grigio.
Conosco anche quella, i miei capelli hanno lo stesso colore.
La statura no, non somiglia per nulla alla mia, nè la corporatura, ma in fondo lui è un uomo, un uomo che ha combattuto, mentre io sono una donna, nemmeno delle più robuste tra l'altro.

Non ha fatto una piega quando ha saputo chi sono...non un respiro fuori dal normale, non un cenno di stupore...quasi come l'avesse sempre saputo, come se se lo fosse aspettato.
Spavento, terrore, sorpresa...nessuna delle tre emozioni ha prevalso nel suo sguardo, quando si è reso conto di essere stato ingannato.
Mi sarei aspettata rabbia, furia, da uno della sua stirpe, ma non ne ho vista.
Aveva solo fretta di andarsene il più lontano possibile.
Davvero i Vanir sono coraggiosi solo quando sono in numero elevato?
E' questo il popolo che fa razzie, commette stupri, rapimenti e semina il terrore?
Un popolo che trova la forza solo nel numero?
Allora, se questo è vero, un singolo Vani...non è niente...non un pericolo, non una minaccia...è solo un codardo?
E' questo l'uomo da cui sono nata, un vigliacco?
Certo, non che mi aspettassi dell'onore, un briciolo di orgoglio da uno stupratore...ma il coraggio?

Non pretendo di essere la donna più coraggiosa al mondo, ne ho viste di più forti, grandemente più forti nell'animo e nel corpo rispetto a me, tuttavia mi auguro di non essere come lui, di non fuggire di fronte al pericolo, di fronte ad un errore di calcolo...un pessimo errore.

E' davvero quello l'uomo la cui testa bramo?
E la voglio veramente?

[Kephirat si guardò ancora una volta nel piccolo specchio d'acqua, sfiorandosi il viso con la punta delle dita affusolate, gli occhi assottigliati nello sforzo di ottenere un'immagine nitida nel bacile in cui si stava osservando, nel buio della sua tenda. L'idea di somigliare a lui non le piaceva, prima di tutto per una questione di principio: non c'era piacere nell'essere simile all'uomo che ha tenuto prigioniera tua madre, abusando di lei.
Poi non le piaceva perchè...] ...non ho visto un barlume di pregio in lui, non una scintilla di qualcosa per cui poter dire con orgoglio "anche io sono così"...esistono uomini privi di qualsivoglia pregio o qualità? Del tutto privi intendo...
I miei compagni non saranno dei santi, eppure sarei capace di trovare delle buone qualità in ognuno di loro...beninteso, non che la cosa mi interessi, sono solo dei compagni di viaggio...
[Un soffio di vento, forse, mosse la superficie dell'acqua, oscurando la sua immagine riflessa, di cui ormai vedeva solo una sagoma indistinta]
"Menzogne...menzogne, nega pure a te stessa quel che vuoi, ti porterò via tutto comunque, tutto, tutti, ad uno ad uno, allora scoprirai di somigliargli. Quando i tuoi occhi si riempiranno di quella stessa paura, del terrore, della sorpresa, anche tu desidererai solamente di essere più lontana, il più lontana possibile.
Ma ovunque tu sarai, ovunque ti nasconderai io saprò trovarti!"
[Di nuovo quella voce! Bassa, indistinta, un sussurro che la tormentava da...neanche lei ricordava più quanto, un sussurro che la seguiva, che sapeva sempre dove trovarla.
Serrò gli occhi, istintivamente si coprì le orecchie, pur sapendo che sarebbe stato inutile. Lui sapeva parlarle alla mente, così come il Gran Sacerdote di Naggaroth aveva fatto con tutti loro.
Lui la conosceva meglio di chiunque altro, di lei sapeva tutto ed era sempre pronto a ricordarglielo, a gettarla nel panico più nero in qualunque momento. Con un gesto secco scagliò lontano da sé il recipiente, rovesciandolo, l'altra mano premuta sulla fronte che cominciava a dolerle, come ogni volta che lui la trovava]
Io non sarò mai come lui! E tu, tu mi troverai a testa alta, se mai ci riuscirai!
[Una risata, roca, ovattata, riecheggiò nella sua mente in risposta al suo grido, poi fu di nuovo il silenzio, spezzato solo dal vento che soffiava sui pesanti teli della tenda]
Io non sarò mai come lui...[ripetè sotto voce, come a volersi convincere.]

giovedì 27 novembre 2008

Scatto d'ira!

[... Il gruppo si era allontanato dai mercenari di Albion, raggiungendo i soldati che erano rimasti fuori in attesa. Milach il Cimmero, alle parole di Kephirat, improvvisamente, urlando, diede un pugno per terra per sfogare la sua rabbia, repressa a fatica fino a quel momento ...]

Follia!?! Quella secondo te è follia? Quella donna è corrotta dal male! Chissà che patti ha stretto con i demoni per diventare così potente! Dannazione! Se ne frega del... suo... popolo! Risucchia via la vita anche dalla terra stessa! Dannazione!

[... Tirò fuori dal buco che aveva fatto per terra il suo pugno sanguinante, e, stringendolo davanti a sé, mostrandolo a tutti, continuò il suo discorso con un po' più di calma, sotto gli occhi esterrefatti dei presenti ...]

Sapete cosa penso? Che se quella donna è ancora abbastanza di questo mondo da sanguinare come questo mio pugno, quello che dobbiamo fare è ucciderla! In questo modo potremo anche liberare Cleone... E come ho giurato su questa mia forza, potrò combattere il male che devasta questa terra!

lunedì 24 novembre 2008

Viaggio.

[... solita fu la sua espressione. Soliti i gesti, i sospiri, le occhiate verso il nulla ed il tutto. Il vaso vuoto davanti a se' era ben piu' di conforto di ella stessa. Rimase a sedere sulla nuda terra. Dopo quell'incontro, dopo aver visto il tanto nominato Cleone... nulla. Nulla che potesse destare in lei qualche segno di vita. Sebbene provasse a scovare un motivo per tutte quelle lotte, quel sangue, quei viaggi, nessuna risposta ebbe a soddisfarla. Non raggiunse nemmeno il piacere vivo della tentazione, tremendo boccale di avidita'. Finche' passo' per le man sue la conoscenza divina d'un sapere ben piu' forte. Ella sapeva che forse avrebbe potuto raggiungere lo scopo per vie traverse, e forse quel pizzico di curiosita' che stimolava un briciolo del suo cuore di cera, era la giusta strada per apprendere ben piu' di quanto potesse immaginare... ] Dovro' trovare un modo per tirare fuori di li quel vecchio mucchio di ossa ... chissa' che non riveli il loco entro cui si nasconde il cosi' tanto bramato pugnale... faro' finta di preoccuparmene ancora una volta.

L'eco di Acheron

Albion, un piccolo regno di confine, mostra i segni di un antica gloria ormai decadente.. nei quartieri della capitale Vargas si odono i lamenti di una popolazione disperata e sofferente sotto il giogo di una regina capricciosa e spietata...
Nel tempio di Asura, un tempo luogo sacro del patrono dei viaggiatori, i cui sacerdoti conoscono i sentieri nascosti del mondo, adesso risiede un orrore immondo, richiamato da una tenebra aliena che avvolgeva il mondo quando ancora esso era giovane.

Le guardie...mercenari Corinthi, reietti del loro stesso regno, al soldo della regina Ilga, abusano del proprio potere torturando la popolazione locale... ogni genere di abuso e crimine viene compiuto senza remore..

Oltre le mura ciclopiche di Vargas...la terra stessa sembra morire... come se l'intera vita venisse divorata da un cancro innominabile... e sugli alberi morti vengono crocifissi i dissidenti...

In questi luoghi sorgevano un tempo rigogliose foreste che adesso si sono trasformate in malsane paludi...dove i cadaveri vengono gettati...e si vocifera che certe volte questi corpi privi di vita tornino a camminare ...

I villaggi del regno vengono tormentati e ogni rivolta viene lavata nel sangue...

In questi luoghi un antico male è stato risvegliato... l'eco di un male dimenticato dai più per millenni...l'eco della magia proibita del Regno di Acheron

Ad est...

“Non farti corrompere dal potente,
e non opprimere il debole per compiacerlo.
Quanto alla Giustizia è il grande dono del dio;
egli la da' a chi vuole.”
Amen-Em-Ope

[La donna era morta loro davanti, senza un motivo convincente, solo un capriccio di quella regina bellissima, eppure folle...folle e potente.
Ora rimpiangeva la Cimmeria, fredda, inospitale ma, nella sua barbarie, di gran lunga più civile ed umana di quel regno di confine, lasciato letteralmente marcire per il divertimento della sua sovrana]

Sì, credo che Lo Pan abbia ragione amici...è ora.

[Lasciarono il palazzo, ognuno immerso nei propri pensieri, e i suoi viaggiavano verso ovest, ancora fissi sugli accadimenti dei mesi precedenti. L'orda dei cimmeri aveva cacciato i Vanir dalla Città Ghiacciata, loro avevano in qualche modo ripulito il palazzo reale dalle mostruosità che lo abitavano. Nonostante gli anni di studio Kephirat, in quei giorni, si era resa conto di sapere ben poco di quel che il Cataclisma aveva sepolto sotto rocce e gelo. Sì, aveva sentito parlare tanto di demoni, di stregonerie terribili...ma quel sacerdote, il Gran Sacerdote di Naggaroth, capace di entrare nelle menti di ognuno di loro per assicurarsi nuovi servi, capace di piegare allo scopo del suo dio un intero popolo...quello era al di fuori della sua capacità di comprensione. Nella sua mente gli Antichi erano sempre stati nulla più di una leggenda, terribile, ma pur sempre una leggenda nascosta tra le sabbie dei millenni. Adesso però quella leggenda stava riemergendo, terrorizzandola.
A confronto, le cinquanta teste di innocenti che la regina di Albion aveva chiesto loro per ottenere Cleone in cambio erano un giochetto innocente.]

Quale sovrano ha interesse nel lasciar morire così il proprio regno? Davvero la follia è una motivazione sufficiente?

[Si rivolse a Lo Pan, sperando che la sua pacata saggezza orientale potesse dare una risposta alla domanda che aveva posto con una curiosità quasi da bambina. E, in effetti, proprio come una bambina non capiva. Aveva visto di tutto nella sua breve vita, tuttavia non era certo esperta in questioni di stato, e ciò che non trovava riscontro nella sua logica semplice, ai suoi occhi finiva per non avere senso.
Di nuovo troppi pensieri le affollavano la mente.
Aveva trovato suo padre solo per vederselo fuggire da sotto il naso insieme ad una copia di uno dei testi più importanti e potenti del mondo.
Avevano trovato Cleone, vecchio e in catene, privato dell'unica attrattiva che li aveva spinti fino a quel luogo dimenticato dagli Dei.
Aveva lasciato l'unico luogo in cui aveva trovato un po' di calore, per seguire un senso del dovere che non ricordava di aver mai avuto, per seguire dei compagni in un'impresa che nessuno di loro sapeva come sarebbe andata a finire.
Già, i suoi compagni...li osservò ad uno ad uno, mentre tornavano da Olaf e il suo drappello: viaggiavano insieme da più di un anno, e ancora erano poco più che sconosciuti, gli uni agli occhi degli altri.
Solo Atreius e Yu Lao non erano più un completo mistero, tuttavia ciò che era riuscita a scoprire di loro non era stata una piacevole sorpresa...Quando sarebbe toccato agli altri pensare lo stesso di lei?]

Il Vento e la Fiamma

"La Via non lascia spazio alla rabbia, alla passione o ad altre considerazioni al di fuori del momento. L'uomo deve agire solo quando deve agire, in modo da non sconvolgere gli equilibri della Via." Sutra del Vento e della Fiamma

[La ragazza di accasciò nel suo sangue, spirando lentamente. Per un attimo, Lo Pan osservò la regina di Albion, ma la sua vista attraversava la carne.

Il meridiano sagittale, responsabile della respirazione.

Il sentiero temporale, vettore dei processi cognitivi.

Le radici occipitali, portatrici della luce.

Le dorsali superiori ed inferiori, fautrici del movimento.

L'uomo deve agire solo quando deve agire.]

"Credo che sia il momento di andare..."[disse voltandosi.]

sabato 22 novembre 2008

Cimmero?

[ ...Mentre Milach avanzava, ancora lontano dal nemico, ripensava a tutto quel che era successo da quando erano naufragati... ]

"Perché sto facendo tutto questo? Perché? Se ripenso a tutto quello che è successo, al modo in cui, inseguiti dai Pitti, ci siamo ritrovati in Cimmeria... E' successo quasi per caso! Stavamo correndo qui cercando di salvarci la vita, e ci siamo ritrovati ad essere i salvatori... Senza di noi Comer sarebbe morto, Irennor sarebbe rimasto dov'era e a quest'ora i Vanir sarebbero già arrivati dove Crom combatté contro Ymir, dove i superstiti di questa parte di Cimmeria si rifugiavano, e dove probabilmente, con onore, sarebbero stati sconfitti. Abbiamo fatto così tanto, eppure nessuno di noi era venuto per questo...
Se ci penso bene, niente di tutto questo ha senso... Lottare e viaggiare in questo modo, ha senso per i miei muscoli, forse è per questo che lo faccio, ma non ha senso per me. Non più.
O forse, è il Cimmero che è partito anni fa' che sta lottando... Sì, è così. Da quando ho rimesso piede nella mia terra, mi sento come allora, prima di partire, mi sento come se dovessi scacciare gli invasori per poi tornare a occuparmi di cacciare per portare scorte a Conarc, tornare a vagare per i villaggi in cerca di altre prove per dimostrare a tutti la mia forza; mi sento come se mancasse qualche mese prima di tornare a Nord, sconfinare come quasi ogni anno in Asgard e incontrare lealmente in battaglia i nostri vicini Aesir, e incontrare di nuovo Ludmilla...

Ma anche se mi sento così, so che questo è solo un sogno, lo stesso sogno che ho fatto più volte da quando sono stato catturato come schiavo... Dopo quest'ultima battaglia, mi dovrò svegliare. Mi sto impegnando tanto perché la Cimmeria torni ad essere la Cimmeria che ho lasciato, ma anche se ci riesco, Ludmilla non tornerà, mai più. La Cimmeria che ho lasciato non potrà mai più esistere. Mai.
Ripenso alle parole di Irennor. Ha detto di non essere più un Cimmero, perché non riconosce più la sua terra e i suoi fratelli che l'hanno attaccato nel momento del bisogno, e che lui ha ucciso a decine. Forse nemmeno io sono più un Cimmero. Forse non lo sono più da quando ho conosciuto Ludmilla. Già allora cambiai. Aspettavo di tornare ad Asgard, ma non perché credevo in quello che là facevo come Cimmero, ma perché sapevo che avrei incontrato Ludmilla. Cercavo avventure per mettermi alla prova, come molti miei fratelli fanno, ma non per dimostrare la generosità di Crom, non per dimostrare di poter diventare un capo... No. Lo facevo per Ludmilla.
Forse sono proprio come Irennor, forse è per questo che le sue parole mi facevano così tanta rabbia. Mi ricordavano ciò che sono... E ciò che ho perso."

[... Se Milach non fosse stato un Cimmero, in quel momento un lacrima avrebbe rigato il suo volto. Nessuno al mondo avrebbe potuto capire che in quel momento era triste quasi al punto di desiderare la morte nell'imminente battaglia, per poi vagare per l'eternità nelle felici nebbie dell'oltretomba ...]

giovedì 20 novembre 2008

Silenzio...

[Con il occhi semichiusi, mentre il suo cavallo procedeva a lenta andatura accanto a quello dei suoi compagni, Lo Pan accolse in silenzio il boato delle genti di Cimmeria che si scagliavano contro gli invasori. Non aveva più di venticinque anni, ma nella sua terra lo consideravano già un maestro. Già, la sua terra...

L'immobile espressione del giovane Khitaiano non permetteva di intuire la giungla di pensieri che si affollavano nella sua mente. Era già trascorso molto tempo da quando aveva abbandonato la sua patria, ripudiato dalla sua famiglia e scacciato dalla sua gente, reo di aver troppo scavato nel passato della sua civiltà. A quell'epoca aveva accettato gli eventi come un'occasione messagli innanzi dal fato, la possibilità di conoscere il mondo che abitava e dare risposta a tanti interrogativi.

Quello stesso fato lo aveva unito ad una compagnia singolare, una, tuttavia, che nel tempo stava imparando ad apprezzare.

Milach, il Cimmero, aveva dimostrato di essere uomo di grande coraggio, e di possedere un animo onorevole persino nella rossa furia della battaglia. E in più di un'occasione, anche Lo Pan aveva dovuto constatare la propria sorpresa per quella improvvisa acutezza d'intelletto che il gigante aveva saputo sfoderare con assoluta innocenza.

Lo accompagnava poi Mufasa, lo sciamano dalla pelle scura e dalle fattezze serpigne che sapeva rispettare anche le culture a lui più differenti e dimostrava sempre di sapere qualcosa di ogni argomento.

Quanto a Kephirat, la minuta stregona Stygiana che gli altri guardavano con tanta diffidenza, il Kithaiano doveva ammettere di trovarla la più interessante, e la più simile a se. Istruita sulla storia del mondo e sulla pratica della magia, sapeva condividere il proprio sapere con naturalezza e gentilezza, e ciò nonostante veniva ostracizzata proprio per quella sua conoscenza che gli altri non sapevano comprendere.

Atreius era un altro dei pilastri di quel gruppo tanto eterogeneo: abile guerriero e cavaliere esperto, viveva ogni attimo secondo il suo codice e lo mostrava con la fierezza con cui si mostra un'onorificenza.

Ed infine c'era Yu Lao, colei che Quella Persona aveva istruito. Ogni volta che la vedeva, o che scambiava con lei qualche parola, Lo Pan non poteva risparmiarsi una strana sensazione di costrizione che lo costringeva a recitare mantra per numerose ore, successivamente, per essere rimossa. Un altro capitolo del proprio passato seppellito in profondità, dove non poteva essere tentato di raggiungerlo tanto facilmente. E tuttavia provava simpatia per quella ragazza, che in qualche modo aveva saputo aggirare persino l'orrido sigillo che le era stato imposto con tanta sommarietà.

Riaprendo gli occhi lentamente, Lo Pan contemplò brevemente lo spettacolo macabro che si palesava innanzi a lui. Sangue e stregoneria...
Lo Pan sapeva che l'obiettivo dei loro nemici era la paura, e che la paura scaturisce dall'ignoranza. Per quello lui aveva scelto la via della conoscenza. Il sortilegio sarebbe scivolato sulla sua anima come acqua su una pietra. Non gli avrebbe dato il tempo di eroderlo. Non c'era paura il lui, solo serenità e... malinconia? Il grido dei Cimmeri riecheggiò ancora tra le montagne. Loro combattevano per la propria terra...

Accennando un sorriso, guardò di nuovo i suoi compagni..] "I Quattro Venti soffino favorevoli..."

Il Pugno di Crom

*Il piccolo gruppo dell'orda si era staccato da qualche chilometro ormai per aggirare il campo di battaglia e prendere i nemici sul fianco in modo da poter entrare nella Città Ghiacciata*

Comer alla testa di quasi seimila cimmeri, avanza tra gli impervi passi montani scrutando le fortificazioni dei Vanir a ridosso di queste antiche ed ora sanguinanti rovine...
Qualunque uomo civilizzate sarebbe fuggito davanti a quell'orrore..davanti a quella stregoneria...davanti ai demoni della tenebra antica...davanti agli ymirish... ma loro non sono uomini qualunque...sono Cimmeri, sono nati in una terra che offre loro poco, dura, aspra, impervia...la loro è una continua lotta per la sopravvivenza dal giorno in cui vengono al mondo...
Una terra per cui sono disposti a lottare...e morire... Una terra donatagli dal loro dio in tempi antichi... Crom, il dio della montagna, il custode del segreto dell'acciaio.
A loro poco importa se le oscuri prodigi si manifestano... lì si trova l'esercito invasore che tanta sofferenza ha causato al popolo barbaro...i Vanir e i figli di Yimir il loro Dio...
e lì è dove si combatterà..

Comer getta una sguardo verso la direzione intrapresa dai forestieri che tanto lo hanno aiutato in questo periodo... non dice nulla... spera solo che riescano nella loro impresa... e se dovessero morire che lo facciano con onore e a testa alta... saranno in pochi contro molti e questa prova di valore basterà per fargli meritare un posto nel Valahalla.
Poi si volta verso l'orda..

"Fratelli, questo è il giorno che la nostra gente per anni ha tanto atteso... il giorno in cui con una sola voce intoneremo Canti di Guerra che faranno germogliare il seme del terrore nel cuore dei nostri avversari... il giorno in cui saremo come un solo e possente pugno che colpirà i nostri nemici schiacciandoli una volta per tutte... che siano uomini...che siano giganti...o che siano demoni...poco importa....mostriamo loro cosa significa essere colpiti dal Pugno di Crom!!!"

Un urlo rabbioso si leva all'unisono dalla moltitudine dell'orda..
Comer innalza la sua spada Atlantidea verso il cielo...e facendola scendere lentamente poi punta i nemici giù per la vallata...
E l'orda comincia a muoversi facendo tremare le montagne stesse...

mercoledì 19 novembre 2008

Verso le mura insanguinate

[La tormenta di neve del giorno prima, che rallentava l'accesso verso la Città Ghiacciata era magicamente scomparsa così come era iniziata; la giornata luminosa non nascondeva più alla vista le ciclopiche mura, e ciò che le circondava...Kephirat cavalcava in mezzo ai suoi compagni, il piano prevedeva che le orde cimmere spezzassero e distraessero le difese Vanir e i loro mostri, mentre loro sarebbero andati verso l'accesso secondario in cerca di...non sapevano con precisione neanche loro cosa] Io non so cosa ci sia là dentro, e non sono nemmeno troppo sicura di volerlo scoprire, ma ormai siamo qui. [Parlò più a se stessa, sebbene si rivolgesse ai propri compagni, e anche parlando da sola riuscì a mentire: sì, non sapeva cosa avrebbero trovato all'interno di quelle mura, ma era certa che qualunque cosa fosse, sarebbe stata di gran valore, e probabilmente anche estremamente potente, quindi interessante ai suoi occhi] Ma che diamine??? [I suoi occhi e quelli dei suoi amici si fissarono contemporaneamente sulle mura, sgranandosi all'unisono. I Vanir erano migliaia, ma loro e gli Ymrish erano improvvisamente diventati un problema secondario: dalle immani pareti, dalle finestre, del sangue grondava copioso, tingendo di rosso la pietra e la neve mentre, senza alcuna preoccupazione, gli eserciti avversari se ne stavano accampati ai piedi di quella macabra cascata] Ieri quell'enorme...seppia cefalopode evocata dallo sciamano...ora questo. Ma cosa diamine stanno cercando...o facendo? [Non si aspettava risposta, gli altri avevano la sua stessa espressione, ma pian piano allo stupore cominciò a sostituirsi la risolutezza: nessuno di loro si sarebbe fermato, sarebbero andati in fondo a la cosa, o sarebbero morti nel tentativo. E i cimmeri con loro.
Spostò lo sguardo attorno a sé, osservando l'espressione di quella gente dura, temprata da secoli di battaglie, le cui donne scendevano in guerra con gli uomini con egual onore...a Stygia non aveva mai visto nulla del genere, in tutta Stygia l'unica persona degna del suo rispetto, che aveva vissuto con onore fino alla fine era stata sua madre, morta schiava, uccisa per un capriccio di schiavi...era anche per lei che non si tirava indietro, la donna che proprio cercando quel luogo era caduta tra le mani di suo padre. Spronò il cavallo fino alla testa della Compagnia del Cinghiale e si accostò al loro capo] So di avertelo già detto ma... per quanto sarà possibile, il loro capo, Gunnar, portamelo vivo, lui è mio [tutto l'odio che provava per la stirpe dei Vanir le infiammò lo sguardo] voglio essere io ad accompagnare verso la morte mio padre! Se non dovessi tornare...[l'espressione tornò più serena, fin troppo rispetto alla situazione in cui si trovavano]...allora lascio a te il compito. Tuttavia io non ho programmato di morire così giovane [gli si avvicinò un'ultima volta, dicendo alcune ultime parole, quindi tornò al proprio posto, pregando che Seth esaudisse la sua supplica].

martedì 18 novembre 2008

Pensieri prima della battaglia

[... Al mattino, quando tutti si preparavano a quella che sembrava la battaglia finale, un cimmero, Milach di Conarc, era già pronto da tempo e scrutava, poco distante dall'accampamento, la strada che avrebbe percorso, pensieroso ...]
"Il nemico non ha nessuna speranza di vittoria, presto sarà costretto a lasciare la Cimmeria o morire... Eppure non riesco a rallegrarmi di questo fatto. E' da molto tempo che non abbiamo notizie di Atlas e degli altri dispersi della tribù dei monti centrali... Carc sarà sopravvissuto? Cosa ne sarà della Cimmeria dopo la fine di questa battaglia? Forse ciò non mi riguarda più... Tutto quello che posso fare ora è unirmi ai miei fratelli per scacciare gli invasori e capire cosa vogliono dai misteriosi luoghi della nostra terra... Ma dopo... Dopo dovrò lasciare di nuovo la mia terra. I compagni con cui ho viaggiato hanno accettato senza chiedere nulla in cambio di mettere da parte la ricerca di quel pugnale e mi hanno seguito fin qui, partecipando in una guerra e rischiando la vita per una terra che non è loro. Quando questa battaglia sarà finita, non potrò restare. Partirò, e lotterò per costoro, che hanno lottato per la mia terra!"
[... In quel momento altri cimmeri si allontanarono dall'accampamento, e si misero a scrutare il paesaggio insieme a Milach, pronti a seguirlo nell'imminente battaglia ...]
"Spero che Crom sia stato molto generoso con voi che avete il coraggio di seguirmi..." [Disse loro Milach, voltandosi rivelando uno sguardo esaltato] "Perché io punterò agli Ymirish!"

Chi sono?

[...I fuochi del campo poco distante illuminavano la notte, i Cimmeri cantavano e bevevano. Poco al di fuori del cerchio di luce una figura era appoggiata a una grande pietra con lo sguardo perso nella celata dell'elmo che teneva con la mano destra. Sul braccio spiccava un drago nero tatuato...] Atreius il drago d'argento mi ha chiamato l'Argossiano... Gia', nelle canzoni tutto suona nobile e orgoglioso... Pensavo che la donna d'Aquilonia avesse fatto luce almeno su una parte del mio passato... Si e' dimostrata poi un assassina al soldo di chissa' chi... Irennor l'ha fatta sparire prima che potessi farle le ultime domande... Ma ci si puo' fidare di qualcuno che ha mentito fin dal primo giorno che l'hai incontrato? No non potrei...
Kephirat, come se non bastasse gia' il caos che ho in testa, dice che sono di stirpe Hyperboreana... Conosco solo leggende riguardo questo popolo e non me ne piace nessuna...
Ricordo di quando combattei per Conan, Re Conan! Ma combattei per lui o contro di lui? Chi sono? Atreius... Non sono sicuro piu' nemmeno di questo.... Il drago d'argento! Gia' a sentire i cantastorie sono un eroe... Devo Ricordare... Devo!... E se quel che ero non mi piacesse?
Chi sono?
[La figura rabbrividi' e, di scatto, si alzo' e si uni' ai festeggiamenti con aria torva]

lunedì 17 novembre 2008

Nell'oscurità del campo

I festeggiamenti per la vittoria si protrassero a lungo e molti barbari si diedero a festeggiamenti con donne e vino, per smorzare la tensione della battaglia dell'indomani...

Ma non tutti bevevano...
La Compagnia del Cinghiale ed il loro nuovo capo non bevvero... rimasero lucidi e concentrati... cantarono inni a gli antenati e celebrarono i loro funerali...

Qualcuno dall'oscurità si limitò a guardare la donna infreddolita ascoltandola piangere... rimase in silenzio finché essa non si addormentò... a quel punto si infilò nella sua tenda e la abbracciò senza farla svegliare riscaldandola ulteriormente e fu allora che un sorriso accennato di conforto comparve sulle labbra di lei.

L'indomani quando si svegliò non vi era nessuno al suo fianco...e il campo si preparava per la partenza

Monologo con Serpente

[Acqua calda, non aveva desiderato altro da mesi, e mai come adesso avrebbe voluto starsene immersa in una tinozza fumante, senza pensare a nulla...] Detesto questo posto, volesse Seth far finire questa follia e permettermi di tornare a casa! [Parlava sottovoce, tra sé e sé, tuttavia riuscì a trovare qualcuno che la contraddicesse: se stessa. Inutile farsi illusioni, quale casa la attendeva? Quale famiglia, quali affetti? Non ne aveva, e i pochi per cui aveva, forse, provato qualcosa erano morti. Quale patria l'avrebbe accolta, Stygia forse? Lì volevano solo la sua testa. Vanaheim? Non c'era mai stata, e sarebbe morta prima di metter piede nella terra del suo presunto padre.] Belle prospettive che ho, libera e senza un posto in cui andare...[ il serpente che teneva tra le mani, con sé vicino al fuoco, la osservava come se la stesse realmente ascoltando, grato per quel momento di calore dopo i mesi di gelo] Li invidio, sai? Questi dannati barbari...non avrei mai pensato di dirlo, ma loro hanno una terra e uno scopo per cui vivere o morire, e lo fanno con onore. Io invece che ho fatto finora? Prima ero una schiava...ora una che ammazza la gente dopo averla addormentata, e ti dirò di più, è l'unica cosa veramente utile che so fare! E nonostante sia utile, non ho soddisfazione nel farlo, perchè anche se non ci fossi io a farlo, ci sarebbe comunque qualcuno migliore di me capace di farlo meglio...[ la serpe mosse lentamente il capo, e agli occhi stanchi di Kephirat parve un palese cenno di diniego. In effetti fino a pochi minuti prima stava bene, e il suo unico pensiero era stato quello di distrarre Yu Lao facendola ballare intorno al fuoco per allontanare, almeno per quella sera, gli orrori appena visti. Ora invece si ritrovava rannicchiata sotto strati di pelliccia nel tentativo di scaldarsi ad un fuoco in disparte e l'unica cosa che riusciva a fare era lamentarsi!] E pensa che bello, se tutto va come speriamo, domani avrò anche la possibilità di strappare il cuore dal petto di mio padre! [Le scappò una risata isterica, abbastanza forte da farsi sentire dalla gente vicina, ma le morì in gola in meno di un attimo, quando il suo sguardo si posò tra le persone accostate ai fuochi vicini] In realtà c'è poco da ridere... [ si strinse il serpente al petto e nascose la testa tra le ginocchia, sotto la pelliccia, con un po' di fortuna non si sarebbe accorto nessuno che stava piangendo ed avrebbero creduto che dormisse]

Mufasa dei Regni Neri

[Dopo lo scherzetto degli occhi rovesciati dell'ultima volta che Damballa gli ha parlato, si incammina nella neve delle fredde terre di Cimmeria citando alta voce le abitudini sessuali di Damballa e dei sui parenti fino alla 7 generazione...ma sempre con molto rispetto!]

Barbari, sono semplicemente dei barbari questi Cimmeri, degni di rispetto per molte cose, ma veramente dei barbari per altre. Guarda la, infilzano le teste dei nemici sulle loro lance, è una cosa incivile questa.
Sprecare così tutta quella carne! Dico io, mangiate i loro cuori e appropriatevi della loro forza, o gli occhi dei loro stregoni così da poter vedere le loro magie prima che ve le scaglino contro no?! Macché, vaglielo a spiegare, se la prendono pure a male.
Meno male che la prescelta di Damballa mezzosangue mi sta cominciando a dare tante soddisfazioni, ha squarciato il petto del loro stregone, ma prima lo ha fatto risvegliare per far si che la guardasse negli occhi, son cose che rendono orgogliosi!

venerdì 14 novembre 2008

Fastidio...

[ Kephirat si strinse una volta di più nella pesante pelliccia che quasi nascondeva la sua minuta figura di ragazzina] Quali che siano i piani di…Damballa, quando la senti dille che non ha un gran senso dell’umorismo…[scosse il capo infastidita, cercando di scaldare sé e il serpente che cercava rifugio tra le sue vesti] Dovremmo pensare a come andarcene da queste lande dimenticate dagli Dei il più velocemente possibile, invece di star a discutere del loro ironico volere, sono già stanca di ghiaccio, neve e…rozzi barbari che si rotolano nel fango coi cani, rischiamo solo di morire per una causa che non ci riguarda affatto, e la cosa non mi va giù per niente. Sprofondassero tutti, a ricongiungersi con i loro avi in Atlantide!!! [ Era decisamente di cattivo umore, ma non era una novità, si era liberata dalla schiavitù solo per finire legata a catene più pericolose, assieme ad un gruppo che riusciva ad apprezzare solo in minima parte…certo, tornare a Stygia significava morte certa, quindi sarebbe stato meglio farsi piacere quella gente e quei luoghi…poi un suono secco attirò la sua attenzione]

Qualcosa mi dice che Irennor sta discutendo con Comer…non era il tipico suono di ossa rotte quello? [Non c'era eccessiva preoccupazione nella sua voce...]

giovedì 13 novembre 2008

Perplessa.

[ ... Yu Lao Chi rimase per qualche ora ad occhi chiusi, perfettamente immobile. Le sue dita compievano un lento e ripetuto movimento ... stava pazientemente affilando i suoi fedeli pugnali ... ] Personalmente non ho la benche' minima idea di chi sia Damballa. E a dir la verita' poco mi interessa. Tuttavia, ritrovarmi con dei perfetti estranei in una terra che non conosco affatto, potrebbe essere un interessante pretesto per affinare le mie tecniche di combattimento e sopravvivenza. D'altronde non ho alcun motivo di uccidervi, quindi posso anche offrirvi il mio aiuto senza chiedere nulla in cambio. [ Yu Lao Chi accenna miracolosamente ad un sorris... no, era uno sbadiglio. ]

martedì 11 novembre 2008

Damballa lo vuole!

Rapito alla mia terra per volere di Damballa
Ultimo superstite della mia tribù ora vago per le fredde terre di Cimmeria in compagnia degli altri prescelti.
Essi non sanno che il loro destino sarà grande, ma Damballa ci guiderà tutti a giorni di gloriosa morte!
Damballa lo vuole!