lunedì 22 dicembre 2008

La bianca strada che porta a Tarantia

Albion...

[la ricostruzione era in pieno corso, cittadini e stato maggiore erano tutti impegnati a risollevare le sorti di un piccolo regno finito quasi nel baratro.
Kephirat dal canto suo cercava di rendersi utile come poteva, nonostante le sue scarse attitudini in quel campo: si divideva tra il laboratorio alchemico e il lazzaretto, dove aiutava Cormak a sanare i feriti, imparando le sue arti di guarigione.
Si barcamenava tra i tomi lasciati dalla tiranna Ilga, evitando accuratamente di dire in giro cosa vi aveva trovato dentro, ed evitando ancor di più di sperimentare gli incanti davanti ad occhi indiscreti.
Non avendo forza sufficiente per aiutare nei lavori di ristrutturazione effettiva e fisica del regno, tre erano diventate le sue attività principali...beh...quattro.
Con somma sorpresa di suo padre, Sigurd, gli aveva chiesto (sentendosi piuttosto ridicola nell'avanzare proprio lei una simile richiesta) di insegnarle ad impugnare degnamente un'arma...dopo settimane ancora non era riuscita a colpirlo, tuttavia si ostinava a non arrendersi alla sua evidente debolezza.
Vista poi la quantità enorme di feriti reduci della battaglia, aveva chiesto al Turaniano, Cormak, di spiegarle come avviare un piccolo orto, dove poter coltivare le erbe necessarie per curare i bisognosi: la zappa vinse le prime sfide, ma alla fine riuscì a domare l'attrezzo infernale, prendendosi una piccola soddisfazione nell'essere riuscita, praticamente da sola e con notevole fatica, a realizzare qualcosa che non le sarebbe morto tra le mani subito dopo.
Ultima, ma non meno importante occupazione: tediare Cleone.
Il suo scopo, in realtà, non era veramente quello di ossessionare il vecchio alchimista, tuttavia lui si ostinava a trovarla irritante. Così la strega imparò a sue spese gli effetti delle arti ipnotiche di Cleone,e non ottenne alcuna informazione, né riguardo a quelle, tanto meno riguardo allo scudo su cui Re Atreius le aveva chiesto di indagare.
In realtà c'era un'ultimissima occupazione che le portava soddisfazione, ma fu stroncata sul nascere dalle ire del Re stesso, che tollerava di cattivo grado il suo ritrovato buonumore.]

Vargas...

[I quattro mesi profetizzati di Akhana Thot erano giunti al termine, presto sarebbe giunto il suo messo. A fare cosa, lei non lo sapeva, ma la sola idea bastava a terrorizzarla.

Scoprire poi che i cortesi e sottili ambasciatori di Keshatta erano venuti per comprare Cleone a nome di Akhana Thot...forse era stato peggio.
Nessuno di loro, Cleone compreso, aveva idea di cosa volessero da lui.
Atreius sapeva solo di voler rifiutare le 150 monete d'oro offerte, un patrimonio inestimabile per il suo piccolo regno appena rinato, e rimandare a Stygia il drappello a mani vuote.
Nessuno dei compagni obiettò, sebbene questo significasse aprire le ostilità con uno stato più grande e molto più potente, che li avrebbe potuti colpire duramente senza spostare un solo soldato.
Ma il Re aveva deciso: entro due giorni sarebbero partiti alla volta di Tarantia

Messaggeri furono inviati in Cimmeria, alle tribù amiche, altri al nord per reclutare eserciti, altri ancora verso l'estremo est: se doveva esserci un conflitto, sarebbe stato di dimensioni ben più colossali di quello di pochi mesi prima.

Il Re aveva deciso]


La Via dei Re...

[Seguendo le parole di Cormak e ciò che le stelle gli avevano profetizzato, intrapresero il viaggio verso Aquilonia seguendo la via più lunga, la Via dei Re attraverso Brithunia, Zamora, Corinthia e Nemedia. Un viaggio orribilmente lungo, duro, e non privo di pericoli.
Per la prima volta, dopo più di due anni, Kephirat sentì il sole cocente scaldarle nuovamente la pelle gelida, ma per quanto sollievo potesse recare al suo fisico, la sua casa era ormai ben più a nord, e Stygia era diventata una nemica palese.
Atreius seguiva la via di marmo bianco in silenzio, ogni giorno in contemplazione delle innumerevoli statue di regnanti che ne segnavano il profilo...cosa leggesse sui volti di pietra lei non lo sapeva, forse neanche i suoi compagni.
Solo mesi dopo, varcati i confini tra Nemedia ed Aquilonia, i compagni videro sul suo volto l'espressione di chi si sente tornato a casa dopo anni di esilio.
Attraversarono praterie sterminate con la foga di chi, dopo troppa strada, strappa al suo fisico le ultime forze per lo scatto finale]

Tarantia.

[Già da lontano le era sembrata enorme ma ora che erano sotto le mura, Kephirat non riusciva ad abbassare lo sguardo. Aveva già visto città grandi. Tarantia era immensa.
Mura ciclopiche la circondavano, su di esse enormi macchinari da difesa. Ovunque torri, alte strutture, gente di ogni tipo e provenienza, mercanti, guerrieri e ciarlatani, ladri, donne di strada, ragazzi...] Civiltà...bentornata alla civiltà...[si permise un sorriso, dopo un anno di viaggio stremante. Le sembravano secoli dall'ultima volta che aveva visto una vera città.
Poi si ricordò delle intenzioni di Atreius, e come per magia il sorriso le scomparve dal volto.
Cercare udienza dal Re di Tarantia non era cosa semplice.
Ottenere l'attenzione di Re Conan le sembrava un'impresa pressoché folle.

Ma in fondo perchè arrendersi senza aver tentato...]

La volontà della Via

[Lo Pan, reindossato il mantello da viaggio sopra gli abiti formali del suo dojo, rimase alcuni minuti a contemplare il medaglione cinto di draghi e coperto di sangue Kithaiano incrostato].

...

[Ancora nessuno sembrava essersi accorto della distruzione degli edifici in quella zona isolata di campagna. Lo Pan si avvicino alle macerie e vi depose un piccolo sacco, contenente alcune monete d'oro]. "Compensazione..." [Mormorò].

[Il Tao aveva infine deciso di mostrargli la propria volontà. Uno dei Tre era caduto, divorato dalla sua stessa sete di potere, accecato ed incapace di comprendere fino a che punto la sua cerca di libertà lo aveva reso schiavo. Ora Lo Pan aveva il compito di correggere quell'errore, di cancellare quell'aberrazione dal flusso della Via. Il potere del suo avversario era vasto quanto cieca era la sua furia. Si sarebbe dovuto preparare a lungo.]

[Raccolto il macabro involto segnato dall'effige del drago d'argento e macchiato del sangue degli innocenti, allestì una piccola pira, e bruciò i resti essiccati].

"Possiate essere premiati nella vostra reincarnazione..."

domenica 21 dicembre 2008

Preparativi

[Le ritessute vesti rosse del giovane Kithaiano lasciavano sventolare le ampie volute mentre il suo portatore camminava a passo spedito tra le sale ed i corridoi in fermento del palazzo reale di Albion, assorto nella lettura di rotoli di pergamena, seguito da un giovane guerriero impegnato in un lungo discorso che apparentemente stava mettendo a dura prova i suoi polmoni.]


"... e quindi questo ha portato Re Conan a sancire accordi di mutuo sostegno con l'Argos e l'Ophir. Ora, proseguendo ancora più avanti..."

[Nemedia affida la sua forza militare alla forza delle sue falangi di fanti. E' retta da un sovrano e le sue leggi sono codificate nella Dottrina Nemediana.]

"... di conseguenza ogni città sorge necessariamente intorno a queste torri degli stregoni, che garantiscono protezione alla cittadinanza..."

[Evita il paggio in arrivo da destra. Cenno di saluto a Kephirat di passaggio con le miscele alchemiche.]

"... in oltre, la presenza degli Ymirish offre un notevole vantaggio alle loro truppe sia in termini di morale che di forza sul campo..."

[Il termine più consueto di saluto in Aquiloniano formale è "salve sodales", nel caso in cui ci si rivolga ad un amico o un vecchio conoscente.]

"... passando quindi alla nazione di Brithunnia, va anzi tutto sottolineato che..."

[Scarta rapidamente dentro le cucine. Mano sulla bocca del soldato per non attirare l'attenzione di Yu Lao nel corridoio. Le regioni a sud di Albion constano principalmente di terreno paludoso o brullo; una eventuale conquista sarebbe inutile senza una adeguata opera di bonifica. Sorseggia il te sul tavolo. Di nuovo su per le scale.]

"Sarebbe bastato un gesto, signore. Ora, per tornare ai rapporti con la Cimmeria, la mia opinione..."

[Ruota su te stesso per far passare i due bambini di corsa, saluto formale all'accolito di Asura. La pronuncia corretta della parola è...]

"...e a questo proposito, signore, questa è la lista dei volontari per la vostra scorta diplomatica. La mia valutazione personale..."


[Giunsero finalmente nella sala del trono, e Lo Pan si concesse finalmente di distogliere gli occhi dai rotoli e le orecchie dal suo accompagnatore.] "Salute a te, maestà. Ti chiedo scusa per il ritardo. Il tempo a disposizione e poco e informazioni da assimilare apparentemente infinite. Sono pronto a partecipare a questa riunione. [Scrutò i volti dei suoi compagni intorno a lui. Atreius, Mufasa, Yu Lao, Kephirat e persino Milach non sembravano essere stati meno indaffarati di lui fino a quel momento.]

giovedì 18 dicembre 2008

Paura del Buio

L' insurrezione è finita in Albion da qualche giorno, morti e feriti si contano a decine... la terra è arida il popolo affamato e malato ed il Buio è ancora in agguato... le carovane di notte viaggiano poco per paura e la gente sta chiusa in casa. L'eco delle malefatte dell' usurpatrice Ilga di Hyperborea riecheggerà a lungo sul regno... Re Atreius perso nei suoi pensieri medita ora sul da farsi, ragionando con i suoi consiglieri e ministri...e ufficiali.

I sacerdoti di Asura amministrano la ricostruzione del loro Tempio e del resto della città..

Hordo ha reinvestito il suo piccolo capitale... una donazione al tempio di Asura che in cambio gli fornisce un sacerdote che lo guidi attraverso sentieri mercantili sicuri, una piccola scorta di 20 cavalieri mercenari brythuniani per proteggere gli spostamenti delle sue merci...nei giorni seguenti intraprenderà viaggi verso la Cimmeria e Brythunia costanti per importare merci e sementi... ed infine acquisterà il necessario per aprire una miniera di metallo nei monti di Albion dove darà lavoro a minatori e fabbri locali.

Olaf Gunnarson e Sigurd Lothbrock si occupano della gestione dell'esercito e pattugliano le zone per sopprimere le bande di mercenari rimaste dopo la rotta... ma mai di notte...poiché il Buio ogni tanto reclama un tributo di anime

I soldati feriti vengono curati e molti torneranno dalle loro famiglie per coltivare la terra e allevare il bestiame...

Cleone comincerà a creare miscugli alchemici per purificare le acque e codificherà tecniche di agricoltura nemediana e balsami guaritori insegnando quest'arte a chi vorrà impararla

Cormak il misterioso sacerdote guerriero di Ishtar passerà tutto il suo tempo a guarire i malati e i feriti con una febbrile ed incessante dedizione...come se avesse un qualche debito da ripagare nei confronti della vita stessa...
Ogni notte egli sta fuori sulle mura di Vargas... guarda il Buio e le ombre della notte...
ma nel suo sguardo non vi è paura... è come se stesse cercando qualcosa...

Re Atreius seduto sul suo trono di pietra medita... sulla sua fronte corrucciata adesso si posa una corona d'oro che risplende sotto la luce del fuoco... quella corona ha il peso di migliaia di vite che confidano in lui e nelle sue scelte...Cleone ha parlato...il pugnale...il Borian Knut... la Lacrima di Bori..si trova ad Hyperborea nella Rocca d'Osso di un potente mago... per riprenderlo devono assaltare la fortezza in territorio nemico... e l'impresa non sarà semplice per un piccolo regno che da poco si sta rimettendo in piedi.

mercoledì 17 dicembre 2008

Uomini e Dei

[Il palazzo reale di Albion era libero. Libero dai fumi mefitici che indebolivano la volontà degli avventori. Libero dai mercenari, libero da Lei, la cui testa ora viaggiava di villaggio in villaggio, per annunciare la fine della tirannia.
Atreius sedeva in trono, sporco di sangue, stanco, preoccupato.
Attorno a lui, alla sua destra, alla sua sinistra, i compagni, adesso luogotenenti di quel piccolo regno da risanare.
Anche loro stanchi, sporchi e feriti quasi a morte, nessuno escluso.
La battaglia era stata lunga e molte vite si erano spente per quella causa.] Col tuo permesso, maestà [accennò un sorriso di sfottò, marcando quella parola, ed un inchino, sebbene le ferite le dicessero di stare ferma] ...io mi ritirerei, temo di avere serie difficoltà nello stare in piedi...[una smorfia, ancora del sangue usciva dalla ferita...e, maledizione, faceva male sul serio! Non attese risposta o permesso e si avviò lentamente verso la sua stanza.
Ci volle un po' perchè riuscisse a sfilarsi gli abiti logori ed insanguinati senza farsi ancor più male, il sangue, col passare del tempo, si era attaccato alla stoffa...ed ancora una volta si maledì per la sua avventatezza.
Era saltata alla gola del mercenario senza pensare che aveva scarsissime possibilità, lei, esile come uno scricciolo, di far seriamente del male ad un guerriero esperto. Tuttavia le era parsa l'unica cosa utile in quel momento...anche se si sarebbe volentieri evitata quella lama sotto le costole.
Si limitò a lavare la ferita e bendarla al meglio delle sue possibilità, quindi si lasciò cadere sfinita sul letto, tirandosi addosso una grossa pelliccia.
Troppo stanca, ancora troppo eccitata dalla battaglia e dalle novità per riuscire a prendere sonno, Kephirat si lasciò invadere dai pensieri]
In meno di un mese abbiamo organizzato un esercito, abbiamo scacciato spiriti malevoli dalle foreste...abbiamo visto e sentito distintamente le potenze antiche muoversi su questa terra...[istintivamente portò una mano al petto, alla cicatrice rimasta a ricordarle i rischi, il dolore che quegli esseri potevano causare, al vuoto stesso che lei aveva dovuto lasciarsi nell'anima per correre dietro a quelle creature...la ferita della spada sarebbe guarita, ma quella? Sbuffò, rigirandosi...] Serpenti...Atreius ne ha fin sopra i capelli...come dargli torto, adesso che sappiamo della presenza dei sacerdoti di Set...cosa c'è qui di così grande da spingerli ad allontanarsi tanto da Stygia? Milach? [ripensò alle parole del cimmero, al suo racconto dell'incontro con lo stygiano che tempo prima lo avrebbe voluto comprare come guardia...possibile che loro, ognuno di loro, attirasse tanto l'attenzione di qualcuno?
Mancavano ancora troppi tasselli nel mosaico. Certo, ognuno di loro aveva la sua storia, e non erano belle storie, quindi era ragionevolmente logico che ognuno di loro avesse dei nemici...eppure riteneva eccessiva l'attenzione che gli dedicavano perchè come potevano sapere cosa cercavano di fare?
Parlavano forse con gli antichi stessi?
E gli antichi sapevano davvero delle loro intenzioni?
Sospirò di nuovo, quelle erano altre domande per le quali ancora non aveva risposta] Per un po' dovremmo preoccuparci di questo regno, prima che dei nostri affari...questi sono nostri affari in fondo. Questo popolo ha bisogno di rialzarsi, di imparare di nuovo ad avere fiducia nella loro guida...ci sono terre e menti da sanare, alleanze ed accordi commerciali da stipulare, o ci ritroveremo alla testa di un regno in miseria, nuovamente ridotto alla fame...questa povera gente ha sofferto abbastanza...[volse lo sguardo sul piccolo lupo che sonnecchiava vicino a lei, apparentemente tranquillo e senza pensieri, già abbastanza fiducioso nei suoi confronti, nonostante le circostanze.
Il serpente l'aveva abbandonata invece, aveva detto che lei aveva rinnegato Set.
Non ci aveva mai pensato seriamente fino a quel momento, tuttavia "rinnegato" le sembrava una parola sbagliata. La verità era che aveva semplicemente rivisto una scelta che si era dimostrata totalmente sbagliata per lei, a quel punto della sua vita. Aveva cominciato a seguire il dio fin da giovanissima, e solo perchè così le avevano insegnato. E se nessun altro ti offre altre scelte, l'unica che hai ti sembra la migliore. Agli occhi di una schiava poi, l'idea che un dio elargisse potere ai suoi accoliti era a dir poco affascinante.
Ma guardandosi dentro ora non era più sicura di dovere a Set i suoi piccoli successi.
Non era stato lui ad insegnarle la magia, ma solo il suo interesse e gli anni passati a studiare. Non era stato lui a darle potere e forza necessari a liberarsi delle catene, ma solo lei.
Se avesse dovuto seguire il destino che Lui aveva scelto per lei...probabilmente sarebbe morta. La verità era che si era sentita veramente viva dal primo momento in cui, inconsciamente, lo aveva abbandonato.
Ma ora a che dio avrebbe rivolto le sue preghiere? Dopo quel che aveva visto e capito, c'era ancora un dio a cui affidarsi, in cui credere?
Forza, onore, astuzia, saggezza, conoscenza, caparbietà e forza d'animo, umiltà e gentilezza, generosità. Questo cercava, avrebbe voluto trovare in un dio, ma pensadoci bene, lo aveva...li aveva già trovati: viaggiava con loro da più di un anno, ed altri li aveva incontrati lungo il cammino.
Quelli erano gli dei a cui si affidava, che l'avevano protetta, amata e sostenuta, per i quali lei si sforzava di fare altrettanto.
Ed erano uomini.
Uomini capaci di piegare i loro destini, di cambiare il corso degli eventi. Uomini forti, ma capaci anche di debolezze e pronti a riconoscere i propri errori e limiti.
Pure l'ultimo arrivato in quel piccolo regno aveva dimostrato di aver commesso un errore...gli altri se ne erano forse accorti? Avevano notato il fuoco che ardeva negli occhi di Cormak, mentre fissava Ilga, un attimo prima di colpirla? Fin dal principio aveva creduto poco a quella parte della sua storia, ma da quel momento si era convinta che il morigerato, e al limite della santità, sacerdote di Ishtar nascondesse un bel tumulto dentro di sé.
Ma d'altronde chi di loro non aveva, o non aveva avuto, segreti?
In effetti anche lei aveva tralasciato qualche piccolo dettaglio "di scarsa importanza" ad Atreius, circa la sua storia recentemente scoperta. Tuttavia non aveva molta voglia di raccontargli del fatto che sua madre, quella che ormai era certa, era ancora viva, probabilmente tra le grinfie di Akhana-Toth, se n'era andata dal Vanaheim e da suo padre su consiglio di un uomo serpente camuffato da sciamano per farla poi nascere schiava tra la sua stessa gente per chissà quale dannatissimo piano.
Ormai non faceva fatica a credere alla versione di suo padre, anche se le era costato tanto cancellare anni ed anni di convinzioni, di amore indiscusso per una donna che poi si stava rivelando sempre più una...non sapeva cosa, ma la prima parola che le venne in mente fu serpe.
Quale donna sana di mente farebbe crescere una figlia in schiavitù...per quale arcano motivo una madre si sarebbe sottoposta al medesimo destino, fino a simulare la propria morte, scatenando per altro un'ovvia reazione omicida?
Fino a pochi giorni prima aveva odiato suo padre, a causa delle menzogne di sua madre.
Poi gli aveva concesso il beneficio del dubbio, anche se lui aveva dichiarato di non avere interesse per la sua opinione...come dargli torto, la vedeva davvero per la prima volta dopo quasi vent'anni.
Infine quel giorno le aveva salvato la vita.] ...se quello è disinteresse, io sono una strega più potente di Toth Ammon...ma non voglio pensarci ora, non voglio farmi illusioni...[ nulla nei suoi trascorsi le dava fiducia: qualunque persona a cui si fosse affezionata non era riuscita a tenerla vicina, se non per perderla inesorabilmente, e non voleva che accadesse di nuovo]

domenica 14 dicembre 2008

Un passato che perseguita

[Milach, pensieroso, in attesa.... ]
Venduto ai demoni... Tutti i discorsi sul libro di Skelos, gente che evoca i demoni per ottenere potere, il caos della fine di quest'epoca... Tutto ciò non fa altro che ricordarmi che il mio corpo è stato venduto ai demoni. Possibile che non abbia portato niente di buono quello che ho fatto?
Mi ricordo ancora nitidamente quei momenti. Tutto cominciò con quell'attacco a sorpresa degli hyperboreani. Era molto strano, non era la loro strategia. Sembravano esaltati, avevano una strana luce negli occhi. E dai loro movimenti, non sembravano realmente intenzionati a prendere il villaggio. Sembravano più che altro attacchi suicidi. Io osservavo la battaglia da lontano, rimanevo sempre a fare la guardia in quelle occasioni, e potevo capire bene che la loro strategia li avrebbe portati ad una sanguinosa sconfitta. Pensai che sicuramente a guidarli era un capo incompetente. Quando la vittoria era già decisa, e la battaglia fu sul punto di finire, i miei compagni, rimasti con me al villaggio, non seppero più trattenersi, e corsero tutti esultando verso il campo di battaglia, sperando di trovare ancora nemici volenterosi di combattere. Fui l'unico a rimanere fermo al proprio posto, all'epoca ero molto più calmo di ora. E pensai che ora che la battaglia era praticamente finita, sarebbe stato inutile il mio aiuto. Ma improvvisamente un gruppo di hyperboreani comparve da dietro. Si dirigeva a gran velocità verso il villaggio indifeso. Gridai con tutta la mia voce per far tornare indietro i miei compagni, ma non sarebbero arrivati in tempo! E se gli hyperboreani fossero riusciti ad entrare oltre la palizzata, sarebbe stato quasi impossibile abbatterli senza che loro, prima di morire, non fossero riusciti ad uccidere donne e bambini. Dovevo fare qualcosa! Ma non potevo tenere una porta da solo! L'unico modo era sigillarla! Molto vicino, c'erano dei grandi massi caduti dalla montagna tanto tempo prima durante una frana. Se fossi riuscito a spostarne uno davanti alla porta, loro non avrebbero fatto in tempo a spostarlo prima del ritorno dei miei compagni! Non ci pensai due volte, dovevo farcela. Corsi fuori, e iniziai a spingere una grande roccia verso l'entrata. All'inizio non si muoveva, sembrava che avesse radici profonde che la piantavano saldamente al terreno. Ma poi iniziò a muoversi, e ad ogni passo sembrava sempre più leggera! Ma quando fui alla porta, mi resi conto che era troppo tardi. L'avevo sigillata solo per metà, e non avrei fatto in tempo a fare altri passi prima del loro arrivo. Dovevo tenere la porta da solo, giusto il tempo per far arrivare i miei compagni!
Con la mia ascia in pugno mi piantai davanti a loro! Il primo si era distanziato, correndo più veloce degli altri! Facile: non appena fu a tiro gli staccai la testa dal collo con un colpo. Ma gli altri arrivarono insieme, e non erano per nulla spaventati come accadeva di solito. Mi accorsi nuovamente del loro strano sguardo. Non li attaccai, mi difesi solamente. Cercavo di parare e di evitare ogni loro colpo e di contrastare la loro spinta. Mi ferirono più volte. Ma proprio quando stavo per cedere e morire sotto i loro colpi, fui spinto dagli altri cimmeri dietro di me, e riuscimmo a respingerli!
Mi viene ancora da sorridere quando ci ripenso, anche se poi ho scoperto che quell'attacco fu pilotato da Korhoinen, solo per trovare il corpo migliore da vendere alle oscure entità dal quale voleva trarre potere! Da quel giorno, senza che io mi accorgessi di nulla, mi tenne sott'occhio, con chissà quale stregoneria o quale stratagemma.
Fu per me che rapì Ludmilla. Il fatto che fosse bellissima, e che la fece sua schiava per il suo sollazzo, era secondario. Lui voleva me, e aveva capito come fare a prendermi.
Vedevo Ludmilla per poco tempo solo una volta ogni uno o due anni, quando sconfinavano in Asgard per combattere battaglie onorevoli contro ottimi rivali, che meritavano il nostro rispetto. Le escursioni duravano al massimo qualche settimana, poi si ritornava in Cimmeria. Ma quella volta io non tornai. Quando mi dissero che l'avevano rapita, decisi di unirmi a tutti gli Aesir che volevano andare a salvarla. La nostra destinazione era una torre: la Rocca d'Osso di Vurdlach, dimora di Korhoinen.
Anche il fatto che sapessimo dove andare era previsto dal piano dello stregone. Ci tese una trappola e uccise tutti tranne me. Fui l'unico ad essere catturato. Ma fu imprudente con me. Non usò catene troppo fragili, e non ne usò troppo poche. Era la pietrà in cui erano fissate le catene che presto o tardi avrebbe ceduto. In quel periodo in cui fui imprigionato, sapevo che stava preparando qualcosa. Ogni tanto veniva nella mia cella e mi faceva cose strane con la sua magia. Non cose dolorose. Inoltre veniva sempre in compagnia di Ludmilla, come se volesse provocarmi. Sembrava mi stesse mettendo in qualche modo alla prova. E sapevo che nel frattempo si stava divertendo con Ludmilla. Non potevo sopportarlo. Dopo innumerevoli giorni di prigionia, avevo reso la pietra abbastanza fragile da poter staccare i pezzi dove penetrava il ferro delle catene. Quando tornò a farmi visita, lo sorpresi! Con uno scatto, mi liberai, e usai le catene come armi contro di lui! Lo gettai a terra e presi Ludmilla con me, dirigendomi fuori. Ma fummo ripresi a pochi metri dalla torre.
E poi... Ciò che non scorderò mai... La uccise. Konhorien, per punire la mia presunzione, disse, la uccise, sotto i miei occhi. E da quel giorno in poi, tutti i giorni iniziò a praticare stregonerie sul mio corpo, dolorosissime. Ed è sempre da quel giorno che ho deciso che non avrei mai più cercato di difendermi da nessun nemico, ma solo di attaccarlo.
E vengo ora a scoprire che quelle stregonerie sono servite per vendere il mio corpo ai demoni... Se non avessi scalato il Cor - Maragh, a quest'ora penserei che la mia forza mi ha portato solo sofferenza. Ma so che non è così. Questa forza, è l'arma di Crom per sconfiggere i demoni. Sono sicuro che grazie a questa forza, presto o tardi, potrò ottenere la mia vendetta!
Se Cleone ha cercato di sconfinare in Hyperborea, sono sicuro che molto presto il nostro cammino ci porterà lì!

venerdì 12 dicembre 2008

Ancora pessime notizie...

[Non aveva il coraggio di tornare nella sua stanza, di incrociare lo sguardo di nessuno dei suoi compagni: avrebbero capito subito che aveva combinato qualcosa, e allora sarebbe stata costretta a ricordare.
Non aveva il coraggio di chiudere gli occhi e dormire, non voleva incontrare di nuovo il buio e i suoi terribili abitatori.
Si strinse nella pelliccia, nascondendo il corpo ferito al soffio del vento, che sembrava ancor più freddo sul viso ancora bagnato di lacrime...non aveva mai fallito così grossolanamente, a così caro prezzo.] Volevo solo vedere...e capire...[pensò, ricordando i suoi intenti e la necessità che aveva sentito prendendo quella decisione folle, veramente folle ripensandoci bene.
Quale persona saggia si sarebbe inoltrata nel buio sapendo quali creature strisciavano ora nelle ombre? Ammise di non averci pensato, di aver confidato troppo nell'innocenza dei suoi intenti.
Ma la strada per gli inferi è lastricata di buone intenzioni, e lei quel lastricato lo aveva imboccato ben bene, finendo proprio nelle grinfie di...cosa? Una creatura aliena, antica, che pretendeva un'anima per darle delle risposte.
Ovviamente aveva rifiutato.
Un anno prima non si sarebbe fatta problemi, ma le cose erano cambiate parecchio da allora. Lei era cambiata, ed ora per nulla al mondo avrebbe sacrificato l'anima di un innocente per i suoi scopi.
Infatti aveva rischiato la sua. Stava per perderla, mentre quell'entità sconfinata ed orribile la ghermiva tra i suoi enormi tentacoli segnandole la carne e le ossa.
Credette di averla ormai perduta, quando le trapassò la carne e il cuore.
Mai, mai nella sua vita aveva provato un dolore così grande, e vedere "cosa" la aveva salvata, se possibile aveva mutato quel dolore, ma non estinto.
Quell'essere di luce le aveva salvato la vita uscendo dal suo cuore, che lei si ostinava a ritenere freddo e vuoto.
Il rimpianto le aveva salvato anima e vita, ma poi non se ne era andato. Era ritornato a lei, forte e ardente come il guerriero di cui aveva assunto le sembianze, bruciandola e lasciandole cicatrici invisibili.

Una volta ancora si strinse le braccia al petto, coprendo istintivamente un'altra cicatrice, stavolta ben visibile, all'altezza del cuore, là dove il tentacolo nero l'aveva colpita.
Aveva sperato scioccamente di aver vissuto un incubo che le avrebbe segnato solo l'anima e la mente, ma il petto e il corpo coperto di lividi l'avevano riportata alla dura realtà: aveva fallito, aveva commesso una leggerezza imperdonabile, e quei segni erano lì a ricordaglielo]
Nessuno dovrà sapere...non capirebbero, e si adirerebbero incredibilmente. Se poi sapessero che gliel'ho fatta sotto al...[interruppe i suoi pensieri e fissò la strada davanti a sé. Senza rendersene conto era uscita dalle mura del forte e si era allontanata verso i boschi.

Poco distante da lei una bestia la stava fissando, un lupo che si avvicinava ora col capo basso.
Temendo che fosse feroce, Kephirat indietreggiò di qualche passo, ma la bestia la raggiunse ugualmente, fermandosi ai suoi piedi. Era ferita, e portava qualcosa con sé. Fece in tempo a deporre il cucciolo ai piedi della ragazza, quindi si accasciò su un fianco e morì.
Due grossi fori sul torace, come se un serpente gigante l'avesse azzannata, erano stati probabilmente quelli ad ucciderla ma lì, pensò Kephirat, non si erano mai visti serpenti giganti. Raccolse il cucciolo che inutilmente cercava riparo sotto al corpo della madre morta, quindi esaminò quel che portava, una specie di imbracatura che avrebbe dovuto contenere qualcosa, ma che tuttavia ora recava solo una pergamena.
Con qualche difficoltà decifrò le due diverse calligrafie, entrambe scrivevano in cimmero: il lupo era stato mandato dalla sciamana che avevano incontrato mesi prima, per portar loro un oggetto ed un messaggio.
Ma della presunta reliquia che la tribù dei monti centrali aveva loro mandato non c'era traccia...
Con l'animo ancor più appesantito, Kephirat nascose il messaggio tra le vesti e, con di nuovo la consapevolezza di essersi perduta qualcosa lungo la strada che le bruciava il petto, si incamminò per tornare al campo, con delle ennesime brutte notizie nella mente, e un cucciolo di lupo tra le braccia.]

mercoledì 10 dicembre 2008

Il rimpianto

.. la giovane Stygiana riprese i sensi... ferita e con le ossa doloranti...
scoppiò in un pianto disperato...
Il suo ricordo va a quei monti silenziosi e pensanti, a cose mai accadute ma ugualmente vissute..
Realizzò che una vita di inganni e tardimenti era venuta a reclamare in fine il suo prezzo...la sua anima...
ma era tardi perchè la sua anima già apparteneva ad un altro padrone...
che difficilmente l'avrebbe ceduta ad altre potenze di Tenebra..
Stille di sentimenti imperlano i suoi occhi, ne scavano solchi sul viso...scendono lunghe e piovono, sul freddo pavimento di pietra...Lacrima il suo cuore... al ricordo di un passato che più non può tornare...di quel che per la prima volta ha avuto e che lasciò per un bene superiore...
e che stanotte le ha salvato la vita dal Buio..

*un pianto incessante si diffonde per le segrete della fortezza*


Ombre e fumo

[Non riuscendo a prendere sonno, nonostante la stanchezza sembrasse pesare più del solito, Kephirat si aggirava per il cortile del forte, scrutando le ombre, le stelle, qualunque cosa potesse fermare i suoi pensieri su un unico obiettivo.
Ma gli ultimi giorni erano stati più pesanti del solito, densi di avvenimenti...
A fatica erano riusciti a raggiungere il secondo tempio tra le paludi, stavolta tutti insieme...fortunatamente tutti insieme, o in quel momento sarebbero tutti stati...scrollò le spalle, rabbrividendo al solo pensiero.
Il braccio letteralmente morto di Milach era stato un prezzo più che alto, una dimostrazione fin troppo potente delle forze che tentavano di contrastare ed ora era solo per la benevolenza di Seth, almeno secondo il suo pensiero, che erano ancora tutti vivi] Morti che camminano, che conducono al medesimo destino le loro vittime...e quelle creature, quegli spiriti rinchiusi nelle pietre...non ho abbastanza cognizioni per riuscire a comprendere una stregoneria così potente, così antica...ed Ilga, lei davvero invece ha tali conoscenze? Il veggente ha parlato di un'orrenda creatura nel tempio di Asura, uno...come lo ha chiamato? Ctonian forse?
Quale che sia il nome, certo è che Ilga gli dà in pasto il suo popolo, e già questo è di per sè aberrante...[scosse il capo, sentendosi improvvisamente impotente, piccola e disgustata.
Ma disgustata perchè, in fondo, a Stygia, lei stessa aveva tentato la strada percorsa dalla regina di Albion. Inganno dopo inganno aveva tentato la scalata al potere della congrega di cui faceva parte, solo che a lei non era riuscito molto bene, e si era ritrovata sulla nave diretta all'Isola degli Oscuri] Che fallimento che sono [ridacchiò di se stessa scuotendo lievemente il capo] persino il mio serpente mi ha abbandonata...ma forse starà meglio con colui che può anche comprenderlo, oltre che volergli bene.


[Un soffio di vento fece tremare le torce, riportando la sua attenzione al campo. Non potè trattenere un brivido: già due volte l'ombra aveva percorso quella zona. Improvvisamente, inevitabilmente ogni luce era stata assorbita dal buio e spenta. Mufasa aveva detto che la causa poteva essere un qualche rituale che veniva celebrato per risvegliare un demone, da qualche parte, lei invece aveva ripensato alle parole del Veggente, quando in presenza sua e di Yu Lao aveva dichiarato che qualcosa oscurava il fato di uno di loro, impedendogli di vederlo. Ogni possibilità era plausibile, a quanto pareva però c'era ragionevolmente motivo di credere che qualcuno stesse davvero officiando un rituale. Dove? Bella domanda!] Yu Lao...[ si voltò verso la finestra della stanza dove fino a poche ore prima erano entrambe, dove la compagna khitaiana le aveva fatto quella richiesta assurda, quella rivelazione forse più importante di quanto non avesse creduto. Era uscita completamente stravolta dal loro incontro...] troppo liquore, non ci sono più abituata. E troppo poco sonno...[in quei pochi giorni aveva esaurito le sue riserve di energia. Mai nella sua vita aveva dovuto ricorrere così spesso alla stregoneria, ma prima non aveva mai avuto le potenzialità che le si erano presentate nel corso degli ultimi eventi, così come i pericoli.] ...certo, se non avesse dato retta a Yu Lao, ora sarei più fresca...se non avessi dovuto curarla sarei più fresca [strinse la mano intorno ad una fiala in cui del fumo rosso volteggiava pigramente] se non avesse deciso di voler sapere cosa si prova non avrei dovuto sprecare tanto ben di dio! [non le era ancora andata giù la faccenda della piccola bravata della compagna, che le aveva sottratto dalle tasche uno dei preparati di loto rosso, per poi vederlo andare in frantumi sotto i colpi dello spirito del tempio e da lì diretto nelle sue narici, causando alla khitaiana notevoli mal di testa, con sua malevola soddisfazione, oltre ad un salubrissimo vuoto di memoria]

[Tornò all'interno del forte, dove ormai regnava il silenzio. Solo le guardie personali di Atreius...Re Atreius erano sveglie, e ben decise a far sì che nessuno disturbasse il loro sovrano, sveglio o addormentato che fosse. La osservarono mentre passava in silenzio davanti a loro, così come lei osservò loro...probabilmente con la faccia più colpevole di tutta Hyboria. Tornò sui suoi passi, verso uno di essi] Se domattina i miei compagni mi dovessero cercare, dite loro che sono alle prigioni. [non attese una risposta, suscitò però doppiamente la loro sorpresa portando con sè, con un po' di fatica, uno dei bracieri posti ai lati della porta]


[Il freddo se ne sarebbe andato in poco tempo, e non si sarebbe più curata nemmeno dell'umidità che regnava tra le celle una volta iniziato il lavoro.
A malapena il fuoco nel braciere illuminava il suo viso impegnato e le sue mani intente a sminuzzare erbe delle più disparate specie. Mormorava qualcosa mentre lavorava, gli occhi socchiusi e la mente completamente altrove, i pensieri scissi dalle parole che le solcavano le labbra.
Ricordava le parole di suo padre, dell'uomo che fino a quel pomeriggio avrebbe voluto uccidere con le sue mani. L'uomo che aveva ridotto in schiavitù sua madre dopo averla rapita e violentata...l'uomo che l'aveva venduta quando ancora lei non era nata.
Quello stesso uomo le aveva da poco raccontato una storia molto diversa.
Non solo lui...anche il Veggente...ed Akhana-Toth, in sogno, le aveva mostrato sua madre viva o meglio, l'aveva costretta a guardarla, la stessa madre che lei aveva visto morta con i suoi occhi era stata sotto il suo sguardo, prigioniera di ombre mentre lui, il suo vecchio maestro, con la voce suadente di sempre le aveva gentilmente esposto le sue minacce.]
Ora staremo a vedere chi è che mente...chi mi mente, e perchè. [ aveva ucciso per le menzogne che le erano state raccontate, era stato per quello che aveva cominciato, altrimenti non avrebbe mai torto un capello a nessuno, né avrebbe cercato il sapere con tanta foga. Ma ora non sapeva a chi credere. Doveva credere alle parole di sua madre, che fino all'ultimo aveva dipinto suo padre come una bestia spietata? Oppure doveva dar retta al racconto dell'uomo che pareva fingere di non dar peso alla loro parentela, ma che diceva di aver voluto bene a sua madre, finché lei non aveva deciso di andarsene portandola con sé?]

Dove sei? [ lasciò cadere le erbe, mescolate al suo sangue, nel braciere e rimase a guardarle bruciare, col calore che le arrossava le guance. Poi un fumo cremisi si levò dai carboni...]

lunedì 8 dicembre 2008

Chi sono io?

[La figura scura, stava seduta in disparte, lontana dagli uomini che dopo una lunga giornata finalmente si riposavano. Il fuoco acceso era solo suo, i soldati del forte non gli si avvicinavano...era il sacerdote nominato dal Re, l'uomo sacro, preposto alla rinascita...ma chi era realmente?]
"Chi sono io realmente?" Domandava al serpente, in una lingua che nessun altro era in grado di capire.
"Tu sei un figlio di Damballa!" Gli rispondeva il serpente nella stessa lingua. Non c'era spazio per le sottigliezza nella lingua dei due, il serpente non faceva altro che confermare ciò che la sua mente finalmente gli aveva rivelato.
Vivere una vita intera, ingannando tutti, per primo se stesso. Cosa resta di un uomo se anche ciò che crede essere la sua storia è un inganno? Ma il fondamento di tutto è proprio questo, sono anche io un uomo?
"Tu sei un figlio di Damballa!" Ripeté il serpente "non chiedere di essere altro che te stesso al tuo dio. Che tu morda i tuoi nemici con le zanne che Damballa ci ha donato o che tu li colpisca in altro modo, non farà alcuna differenza in ciò che sei"
"La femmina che credeva di averti comprato, non sa che saggio alleato aveva in te, piccolo fratello" Mufasa si alzo in piedi reggendosi con il bastone che portava con se da sempre "Tutti noi siamo stati scelti con saggezza, speriamo che oltre a ciò ci sia stata data anche la forza di mordere i nostri nemici e di farli sanguinare, fino a che il veleno non penetri in loro"
Guadando il campo, Mufasa vide gli uomini che cercavano conforto nella luce e nel calore del fuoco.
"Possano i tuoi occhi essere i miei occhi piccolo fratello. Così che tu mi possa guidare quando le tenebre cadranno su di noi"
Il serpente si strinse attorno al suo braccio, non rispose, ma non c'era bisogno di risposte stavolta...il serpente non avrebbe mai permesso che gli antichi tornassero.

domenica 7 dicembre 2008

Atreius Re

Da schiavi ad autorità di un regno...un bel cambiamento, non c'è che dire [guardando Atreius, in palese imbarazzo d'innanzi ai suoi nuovi compiti, a suoi nuovi sudditi, Kephirat non poteva fare a meno di pensare che, più che un vantaggio, quel cambiamento rischiava di diventare un problema enorme. Nessuno di loro aveva esperienza in quanto a gestione di un popolo...era già tanto che riuscissero a gestire se stessi!
Intorno a loro la gente festeggiava, rinvigoriti dalla speranza che avevano perduto dall'arrivo di Ilga di poter ricominciare a vivere degnamente, senza più nascondersi, o patire la fame.
Ma di lavoro da fare ce n'era parecchio...abbattere il regno di terrore di Ilga, assediare una città con armi totalmente false, ripulire la zona dai malefici che stavano imputridendo campi, foreste e corsi d'acqua...poteva davvero una corona su una nuova testa rendere più semplice quel compito? Lei non lo credeva affatto.
Se prima potevano agire indisturbati, o quasi, ora sarebbero stati sotto gli occhi di tutti, ed ogni loro singola azione sarebbe ricaduta non solo sulle loro teste, ma su tutte quelle della gente che contava su di loro.
Non che la cosa la toccasse particolarmente, come aveva già detto ad Atreius, con suo sommo disgusto...probabilmente però anche lui, in cuor suo, sapeva che ci sarebbero stati sacrifici da fare.
Non esistono guerre senza perdite, e lì non sarebbero caduti solo soldati.]
Qualche idea per riprenderti il tuo regno senza massacrarne il popolo...Maestà?

martedì 2 dicembre 2008

Un nemico che non sanguina

Un altro regnante ingiusto... Ha assoldato mercenari e usato arti oscure per opprimere il suo stesso popolo e ottenere un potere che non appartiene a questo mondo. Ma ora è quello stesso potere che possiede il regnate. Ma io e i miei compagni sappiamo cosa dobbiamo fare. Un piano, una guerra, un nuovo re che guidi un esercito. Tutto questo, ed il regnante ingiusto, per quanto possa essere potente e corrotto dal suo stesso potere, perirà sotto le nostre armi, perché può essere ferito... E su Albion tornerà la pace, e la gente starà bene...
Ma cosa ho potuto fare contro un nemico di fumo? Cosa potrò fare quando incontrerò altri demoni come quello? Cosa mi aspetterà quando il demone a cui è stato promesso il mio corpo giungerà a me? A cosa mi servirà questa grande forza, se il mio nemico non sanguina?
Ma per il momento, il mio nemico è mortale, e finché è mortale, ho tutto quello che serve per sconfiggerlo! Chissà, forse in futuro troverò un modo per ferire anche i demoni che non appartengono a questo mondo. Ho come l'impressione che il cammino mio e dei miei compagni ci porterà ad Hyperborea, fra non molto tempo. Se sarà così, avrò l'occasione di reincontrare Korhoinen. Forse potrò avere delle risposte... e potrò avere la mia vendetta!

lunedì 1 dicembre 2008

La Via dei Re

...E come il destino ha voluto, le genti di Albion ora hanno un nuovo, un re di antico lignaggio, che ha una corona ma non ancora un trono...
e quel trono dovrà conquistarlo con il sangue e l'acciaio per strapparlo al demone con il corpo di donna che ora vi siede sopra..

l'eco della notizia si sparge rapidamente... le genti ancora fedeli allo stendardo e a ciò che rappresenta...coloro che sono in grado di alzare una spada hanno cominciato a marciare verso la fortezza per unirsi alla nascente armata...

La responsabilità di migliaia di vite grava ora sulla testa di Atreius sotto forma di un corona d'oro..
sarà egli abbastanza forte da reggerne il peso? i suoi vecchi compagni lo sosterranno?

....una cosa è vincere la guerra...
... una cosa è vincere la pace...

I Tre

[
"I Tre sono partiti da oriente per compiere il loro destino in queste terre..."

Liu-Chen di Shaulun, 14° Maestro Ereditario della Scuola Agarunami
Lo-Pan di Shu Chen, 13° Maestro Successore della Scuola Surunami
Feng-Wei di Paikang, 37° Maestro Designato della Scuola Zemmetsunami

...

Lo-Pan sapeva che incontrarlo era il suo Karma.
Non aveva mai mancato di apprezzare il suo Karma prima d'ora.
]

"Sono destinato a vivere sempre in tempi interessanti..."