mercoledì 21 gennaio 2009

Al di là dello spazio...

[Il mattino seguente sarebbero partiti per Hyperborea: così aveva decretato Atreius, dopo una riunione con tutti i compagni.
Milach teneva particolarmente a quel viaggio, e come dargli torto, dopo ciò che le aveva raccontato, dopo ciò che aveva visto per lui.
Era così preso da esser arrivato a fidarsi della sua magia, pur di scoprire cosa fosse della sua lontana compagna, se così si poteva definire...il difficile era stato raccontargli ciò che la magia le aveva mostrato, al di là dei confini a nord: un'altra anima data in pasto a chissà quale altro demone, e tutto solo per tormentare lui, per straziarlo e, forse, per riportarlo lì. Lei ormai era solo un contenitore vuoto alla mercé di uno stregone senza scrupoli...eppure qualcosa forse era rimasto ancorato a lei o, almeno, questa era l'impressione che lo sprazzo di futuro che aveva visto, le aveva suscitato.
La sua speranza, di Kephirat, era solo che Milach non cadesse in preda alla furia cieca, una volta lì.

Quanto a lei, beh, ora aveva un quadro più chiaro della propria situazione, un quadro orribilmente chiaro e triste. Le lacrime che ancora si sforzava di non versare non avevano un destinatario ben preciso.
L'aveva ferita vedere sua madre al servizio di un uomo serpente, in preghiera in un grande tempio di Set, le aveva dilaniato il cuore scoprire che era stata cresciuta con l'unico scopo di divenire una persona vile, meschina, pronta, al momento giusto, a tradire i suoi compagni per gli scopi dell'Anello Nero.
Aveva creduto che fosse stata una giusta punizione, quella inferta dall'uomo serpente a sua madre, la stessa madre che aveva creduto uccisa quasi dieci anni prima, ed ora realmente morta, il cuore strappato dal petto in un modo che lei conosceva perfettamente, poichè era in grado di farlo.
Ma quell'essere, consciamente o meno, non solo aveva punito il fallimento di sua madre.
Aveva inferto una nuova ferita dentro di lei.
Sapendo che da lontano li osservava aveva voluto che ogni cosa le fosse chiara, che per lui, o loro, non era difficile manovrare chiunque volessero come burattini...e con lei lo avevano fatto da prima che nascesse, ed ora lo sapeva.
L'uomo serpente era lo stesso che, sotto le mentite spoglie di sciamano, aveva convinto sua madre a lasciare il Vanaheim e suo padre, per tornare a sud.
Lo stesso che poco più di un anno prima Milach aveva incontrato nei boschi attorno a Vargas, lo stesso che aveva ucciso la madre del suo lupo, per rubare qualcosa che i cimmeri avevano inviato loro.

Non sapeva davvero cosa fosse a ferirla di più, se il fatto di essere stata manovrata fin dalla nascita, o la segreta speranza che in fondo anche sua madre non fosse altro che l'ennesima vittima degli inganni seminati dagli uomini serpente.
Quella sua stessa confusione era in fondo frutto della medesima fitta rete di intrighi, e rischiava di indebolirla, di far vacillare la sua mente nel momento in cui aveva più bisogno di esser salda.
Forse aveva davvero bisogno di sperare che, in fondo, sua madre si fosse fatta ingannare dalla promessa di un futuro per lei migliore di quello che i ghiacci del nord avrebbero potuto offrirle...

Seduta sul bordo della pozza, osservò in silenzio il costante incresparsi dell'acqua tiepida, mossa dal costante vento che invadeva il tempio della Fenice, la stessa acqua che aveva scrutato durante il giorno con la sua stregoneria: scura, abbastanza da sembrare un drappo di velluto adagiato disordinatamente sulla pietra...non era mai stata madre, tuttavia riteneva al limite dell'impossibile l'idea che una donna potesse lasciare tutto quel che aveva, finire in schiavitù e in quella condizione tirare su una bambina col solo scopo di asservirla a delle creature alla stregua del demoniaco...lei cosa avrebbe fatto al suo posto? Una volta scoperta la fregatura, non potendo fuggire, avrebbe quantomeno fatto in modo di rovinare i piani di chi l'aveva ingannata...]
Sto solo cercando di giustificare il fatto che mi sento in colpa anche per la sua morte...[scosse il capo, convincendosi per un momento delle proprie parole, la realtà era che sperava che la sua fosse un'ipotesi fondata, perchè in fondo sua madre le aveva sempre dimostrato di volerle bene, questo non poteva negarglielo]...domani dovremo partire, ed io non ho ancora preparato le mie cose...andiamo? [il lupo, accucciato, ma vigile, accanto a lei, si alzò prontamente, e le trotterellò dietro fino a Vargas.
Una volta al castello la osservò in silenzio mentre preparava le poche cose di cui aveva bisogno per il viaggio: abiti pesanti, la vecchia pelliccia che ancora conservava dal loro viaggio in Cimmeria, erbe, unguenti, qualche moneta...solo quando lei si fu stesa sotto le coperte, strofinandosi insistentemente gli occhi e il naso, decise di chiudere gli occhi. La sua padrona, se così si poteva definire, non avrebbe avuto bisogno della sua vigilanza fino all'alba successiva, quando avrebbe ricominciato a pensare e a dannarsi per tutti i suoi sensi di colpa, non ultimi Lo Pan e Comer: stavano invecchiando troppo velocemente. Il demone si era già messo al lavoro...]
[Da quando era tornato da R'lyeh, Milach non aveva pensato ad altro che al fatto che la sua forza e quella dei suoi compagni non era bastata... Due amici avevano sacrificato la loro anima per permettere una via di uscita da quel luogo senza senso. Non poteva tollerarlo! Sapeva bene cosa significava avere a che fare con i demoni. L'aveva visto. Promesse attraenti, ma una volta accettato il patto, non sei altro che una loro pedina. Come quel lupo, sacrificato da quel demone solo per una dimostrazione di potere.
E adesso Milach si chiedeva cosa volesse da Lo Pan e da Comer, che avevano promesso la loro anima al momento della loro morte. E da quel giorno, avevano iniziato ad invecchiare molto velocemente. Cosa voleva da loro quel demone d'ombra?
Da quando tornarono, Milach si impegnò molto nelle meditazioni consigliategli da Lo Pan per proteggere la propria mente. E l'immagine che più di tutti gli dava pace, era proprio quella di Lo Pan che pensava a difenderlo dai colpi di quel mostro, permettendogli di attaccare con tutta la sua furia. Tutto il resto, anche i ricordi più belli, gli portavano solo dolore. Pensando e ripensando a quell'immagine, a Milach venne un'idea. Passò del tempo con gli altri Cimmeri, cercando fra di loro i migliori. Ne scelse sei, e li chiamò un giorno appena fuori dalla città...]

Immagino vorrete sapere perché vi ho chiamati... E' perché voi siete fra i più forti che sono giunti qui dalla nostra terra. Ed è per combattere che siete qui, ma non con me, né con i normali nemici che a decine sono caduti sotto i vostri colpi. I nemici di cui parlo sono nemici di questo mondo... Demoni, che non possono essere sconfitti come tutti gli altri nemici. Avrete bisogno di nuove armi e di nuove tecniche. Se volete continuare, seguitemi. Se invece avete paura, tornate immediatamente con gli altri.

[Era questo il discorso che aveva fatto loro prima di portarli al Tempio della Fenice a sacrificare un po' del loro sangue in cambio dell'acciaio azzurro. E anche se ciò era costato terremoti che danneggiarono la città, era sicuro che loro sei, tre ad attaccare e tre a difendere, sarebbero potuti diventare un'ottima squadra per sconfiggere i demoni. Forse anche per sconfiggere quel demone d'ombra che reclamava le anime dei suoi amici. E forse anche per sconfiggere quel demone che reclamava il corpo di Milach.
Ma adesso, ciò che tormentava Milach, era l'imminente viaggio in Hyperborea... Ormai aveva rinunciato a reincontrare Ludmilla, o meglio, la Ludmilla che lui aveva conosciuto. Kephirat gli aveva spiegato che il suo corpo era ancora vivo, ma la sua anima, quasi sicuramente, era già stata divorata. Ma quell'assenza di certezza totale lo stava divorando... Certo, sapeva che anche se avesse reincontrato una Ludmilla in apparenza normale, non poteva fidarsi, perché si sarebbe trattato di una pedina di Korhoinen, lo stregone.
Ma cosa avrebbe dovuto fare in quel caso? Ucciderla? Forse c'era ancora una speranza... I suoi amici forse potevano trovare il modo di salvarla... E se non avessero potuto? E se ucciderla si rivelasse poi in seguito un errore? Tanta confusione nella mente di un cimmero era una rarità...
All'alba, prima della partenza, e prima che gli altri suoi compagni arrivassero, si rivolse ai sei cimmeri...]

Ascoltatemi bene. Stiamo per fare un viaggio che forse per me sarà molto difficile. Perciò, in nome del nostro sangue, vi chiedo di fare una cosa importantissima. Se dovessi dimostrarmi debole e sopravvivere alla mia debolezza, uccidetemi! E non esitate! Chiaro?!
*Se dovessi dimostrarmi un debole, non avrò nessuna speranza di sconfiggere demoni... E non sarò degno di portare i doni di Crom.* [Pensava...] *Se dovessi dimostrarmi un debole, vi prego, uccidetemi, perché la mia vita non varrebbe neanche un soldo bucato.*
[Si voltò verso le terre selvagge che avrebbero di lì a poco percorso. Poi continuò...]
E se morirò, non dimenticatevi del compito che vi ho affidato. Il vostro scopo è e rimarrà sempre quello di difendere il nostro mondo dai demoni. Anche dopo la mia morte voi li combatterete sempre nel modo che vi ho insegnato, e quando scoprirete il segreto dell'acciaio, sarete pronti per addestrare altri guerrieri per combattere i demoni allo stesso modo. E non insegnerete solo a cimmeri, ma a gente di tutti i popoli. E se noi combattiamo con le nostre armi azzurre, che i gruppi degli altri popoli combattano con le loro armi migliori, che siano oggetti di grande valore o devastanti arti marziali. Che diventi una tradizione in tutte le terre del mondo...

domenica 18 gennaio 2009

Nulla da perdere, troppo da perdere.

[Ricevette il messaggio di Atreius con due giorni di ritardo, tanto si era assentata, stupidamente, rischiando la propria anima, e quella dei suoi compagni venuti a cercarla.
Il suo intento, quello di controllare semplicemente l'attività al margine della palude, si era tramutato in un incubo orrendo in cui aveva trascinato le persone che amava.
E per quanto sapesse di non avere totale responsabilità per il posto in cui erano finiti, Kephirat era diventata il suo giudice più severo.
Al loro fortunato, se così si puo' dire, ritorno, poco le importava di quel che avevano visto e dovuto combattere, aveva avuto paura delle creature che li avevano circondati, di morire o meglio, di veder morire i suoi compagni a causa sua...ma tutto era passato in secondo piano.
Ciò che temeva di più, ora lo sapeva, era il loro giudizio, l'idea di deluderli e di causare loro danni per colpa della sua inguaribile curiosità.
E lo aveva fatto di nuovo.
Yu Lao aveva offerto loro il modo di fuggire dalla perduta città di R'lyeh, ma l'ombra, lo spirito da lei evocato tramite il libro di Skelos aveva chiesto un prezzo troppo alto, e lei non era disposta a cedere l'anima di colui che aveva salvato la sua.
Ma proprio lei, che quel guaio lo aveva causato, poca voce aveva avuto in capitolo, così aveva dovuto chinare il capo innanzi alla decisione di Comer e Lo Pan, di cedere al demone le loro anime, al momento della loro morte.

Per i mesi successivi aveva accettato in silenzio i rimproveri, nemmeno troppo severi secondo il suo giudizio, aveva chinato il capo davanti al silenzio e alla scelta di partire dell'unica persona che mai, nella vita avrebbe voluto danneggiare, e passato quel tempo cercando di cambiare sé stessa, per il suo bene, e quello di chi le stava intorno.

Studiare con Lo Pan non era mai stato semplice, per quanto necessario, sentire poi il suo sguardo addosso temendo il suo giudizio, beh, non era che il giusto prezzo per l'ennesima idiozia commessa.

Concentrarsi, sgombrare la mente da ogni immagine, pensiero o parola...eppure le voci erano tornate, quando era alla palude...alzare un muro contro ogni influenza esterna, non lasciarsi distrarre da nulla, anche se crollasse un intero castello...il guardiano della palude glielo aveva fatto intendere chiaramente, qualcuno l'aveva letteralmente spinta nella porta verso R'lyeh...identificare un unico pensiero, un immagine, una sensazione che portasse alla sua mente solo serenità...era distante, troppo perchè potesse portarle serenità...quella serenità sarebbe stata il primo mattone per costruire il muro che poteva proteggere la sua mente...quella serenità era distante, e al solo pensiero l'angoscia divorava ogni tentativo di pace.]

Fidati [aveva detto Lo Pan, durante un suo scarso tentativo di criticare la sua scelta.
Come se fosse stato semplice...lei stessa aveva rischiato di perdere la sua anima, salvandosi solo grazie a qualcosa nascosto in fondo a sé.
Fidati...il senso di colpa non l'avrebbe abbandonata, neanche ottenendo il perdono di ognuno di loro.]

Concentrati...[Milach era con lei nel cercare di fortificare la propria mente, a turno l'uno tentava di distrarre l'altra, ma con lei era troppo semplice...perchè il demone aveva chiesto proprio l'anima di Comer? Lui non era poi così diverso dai suoi altri consanguinei e non credeva che certe creature avessero dei particolari gusti, quando si trattava di divorare anime. Già una volta l'aveva salvata, ora era doppiamente in debito con lui...che fosse quello il motivo? Un'anima che era stata capace di strappare la sua dai tentacoli neri?]

Concentrati...

[Ormai erano passati diversi mesi da quell'ultimo disastro, il piccolo regno di Albion stava raccogliendo ogni forza disponibile da schierare in campo, Aesir, Cimmeri e Vanir avevano inviato eserciti, loro ancora cercavano di raccogliere le idee: recuperare il pugnale, localizzare Naggaroth e convincere una persona forte, che non avesse nulla da perdere, a sacrificarsi per fermarlo...lì gli eserciti non sarebbero stati utili, sarebbero stati loro a dover essere più forti e saldi di un esercito, perchè ogni esitazione sarebbe costata troppo.

L'alba era ormai vicina, Kephirat decise che aveva passato abbastanza tempo per quel giorno a studiare, anche se non le sembrava mai troppo...troppo era solo ciò che aveva da perdere in caso di fallimento, troppo era quel che riteneva di avere non meritandolo...anche l'entrare in un letto già caldo era un lusso che era convinta di non meritare, ma non avrebbe comunque permesso a niente o nessuno, uomini o demoni di toglierle ciò che tanto era costato ad entrambi.]

lunedì 12 gennaio 2009

Poche Parole



[Come avevi predetto ti dico di informarti, dobbiamo conoscere ogni dettaglio se vogliamo sperare di poter controbattere la tempesta che si profila all'orizzonte. Per quanto riguarda questa Spada di Skelos voglio invece sapere, piu' che come si faccia a trovarla, cosa questa c'entri col risveglio dell'Informe Mietiore.

Attendo nuove notizie Consigliera

Atreius.]

sabato 10 gennaio 2009

Alla cortese attenzione del Re

[Erano tornati da pochi giorni, da un viaggio durato più di due anni.
Non molto era cambiato nel piccolo regno di Albion, molto invece stava cambiando nel mondo.

Erano in qualche modo riusciti nell'improbabile intento di Atreius, ovvero chiedere l'aiuto di Re Conan, il sovrano più potente di tutti i regni conosciuti, anche se il modo in cui avevano ottenuto il suo "favore" non era proprio quello che avevano programmato.

Trovandoli più interessanti e stimolanti delle quotidiane questioni politiche (e in effetti nessun cimmero le avrebbe trovate interessanti) li aveva accolti ed ascoltati...e l'ombra si era insinuata tra di loro, uccidendo la regina, sua moglie.
Kephirat non aveva mai visto tanta furia, quando il Re si era scagliato contro le ombre, né si era aspettata tanta quiete, quando tutto era finito e Conan aveva deciso di fare guerra a Stygia, senza dargli neanche preavviso.
Lo aveva osservato attentamente, senza osare nemmeno respirare, mentre quel sovrano gigantesco prendeva tra le braccia il corpo della moglie morta, per portarla, senza un lamento, una lacrima o una smorfia di dolore verso il tempio di Mitra.
Solo gli occhi di quell'uomo, più volte colpito al cuore dal destino avevano mostrato qualcosa...e ne aveva avuto paura.

Il mattino successivo erano già ripartiti, alla volta di un monte sperduto dove avrebbero dovuto trovare, secondo il sovrano di Aquilonia, un saggio che li avrebbe potuti aiutare e guidare nel loro intento.
Si erano trovati di fronte a qualcosa che una volta era stata un uomo, assiso sul suo seggio però c'era un essere segnato da un tempo così lungo che nessun umano avrebbe potuto affrontare, e portatore di altrettanta conoscenza.
Aveva parlato delle ombre, che ormai sembravano seguirli ovunque, di minacce da luoghi remoti e sconosciuti, ribadendo loro la necessità di trovare il libro di Skelos per fermare l'essere Naggaroth, che altrimenti avrebbe spezzato il sonno che qualcuno, o qualcosa era riuscito ad imporgli, impedendogli di portare l'annullamento della vita nel mondo.

Il libro che ora stava sul suo tavolo, insieme a pile di altri documenti, mappe e quant'altro.
Il libro che Yu Lao aveva trovato alla Città Ghiacciata tre anni prima, ed aveva tenuto per sé senza farne menzione.
Le avrebbe volentieri tagliato le mani, quando lo aveva tirato fuori davanti a loro pochi giorni prima, pregandoli di non fare domande, ma si era resa conto di avere altre priorità, tra le quali studiare anche i frammenti riportati dai giovani, ormai adulti, che tre anni prima Lo Pan aveva mandato in una missione che, purtroppo, aveva dimezzato il loro numero.
Poi erano arrivati i cimmeri, tanti cimmeri, troppi forse, pronti a ricambiare il favore che loro gli avevano fatto, sempre tre anni prima.


La strega smise di ripensare agli ultimi mesi e a quelli ancora precedenti, anche se era notte fonda doveva informare il re di quei brandelli di informazioni che era riuscita ad estrapolare dal libro e dalle pergamene del mare di Vilayet] "Forse non gli farà piacere se lo tiro giù dal letto a quest'ora, mi ritiene già sufficientemente tediosa..." [sbuffò tra sé e prese a scrivere su una pergamena, alla pallida luce di un lume.

"Re,
non mi pareva carino piombare nella tua stanza solo per darti informazioni vaghe e stentate...quindi lo farà un servo al posto mio, tuttavia penso sia giusto tenerti aggiornato sull'andamento dei miei studi.
Dalle pergamene del mare di Vilayet e dal libro, gentilmente custodito con premura dalla nostra Yu Lao ho intuito parecchie informazioni, ma c'è un piccolo problema: solo poche sono chiare e precise.
Quel che è certo è il tempo che abbiamo: cinque anni da ora, poi, durante un'eclissi totale di sole (in effetti non so se ne hai mai sentito parlare, in caso contrario ti spiegherò meglio), associata ad un particolare allineamento degli astri, Naggaroth tornerà in potenza, pronto a seminare morte sulle terre di ogni regno.
Passata l'eclissi però la sua potenza diminuirà, probabilmente finendo per riportarlo al suo stato di sonno (questa è solo una supposizione) a meno che non riesca ad incarnarsi in un nuovo corpo...sto ancora cercando di capire dove.
Immagino che quello sarà il momento in cui entreremo in gioco noi...
Ma non è tutto qui, dai vari frammenti ho potuto capire che buona parte di eventi che stanno capitando ora, mentre ti scrivo, erano in realtà già previsti nel piano.
La guerra di Aquilonia con Stygia aiuterà noi, distraendo il Cerchio Nero dai nostri affari, ma porterà anche caos e morte in molte terre. Questo darà in qualche modo un vantaggio all'Informe Mietitore ed i suoi sacerdoti, poiché nello scompiglio delle lotte intestine, loro potranno portare meglio avanti i loro affari, in più, per ogni caduto di ogni guerra, Naggaroth avrà un nuovo guerriero, risorto dalla morte per combattere, stavolta dalla sua parte.
Converrai con me che questa non è esattamente una bella cosa..."]

Si allungò sul seggio di legno, volgendo lo sguardo alle stelle mentre pensava a come comunicare il resto in modo comprensibile, quando a lei per prima, che era la più ferrata in materia, risultava tutto molto confusionario...

["Ci sono poi alcune notizie circa l'arrivo di Naggaroth ed altri suoi simili su questo mondo.
Non so da dove siano arrivati, qui accenna ad uno spazio oscuro o qualcosa di simile, ma non so ben decifrare, per adesso so solo che Essi giunsero quando la terra era ancora giovane, e tentarono di stabilirsi, ma qualcosa, dal canto suo, tentò di respingerli. Probabilmente non era forte abbastanza, riuscì però a rendergli invisa la vita qui, facendoli cadere in un sonno profondo, che puo' essere disturbato solo in particolari condizioni che, secondo i miei calcoli, si ripetono ciclicamente ma si parla di secoli, se non di millenni.

Altre fonti parlano di un certo Cancello dei Morti, che suppongo con una buona dose di certezza possa essere un tempio, se non il principale, di Naggaroth, altre ancora della Spada di Skelos, ma tu NON VUOI sapere come si fa a trovarla, credimi!
In ultimo ho trovato alcuni accenni a Valkar, se non mi sono arrugginita col Valusiano c'è scritto che è stato il primo uomo (uomo...credo...) a ribellarsi, non so se agli uomini serpente o agli antichi stessi, assieme agli Starr'a, simpatici esseri bisciformi come il nostro scuro amico.
Sempre parlando di Valkar ho letto qualcosa circa il Soffio di Valkar, ma non so ancora dirti nulla a riguardo, quindi so già cosa mi dirai "Informati!"
Obbedisco e torno a studiare, o mio potente e sommo sovrano, confidando nel fatto che anche Cleone aggiungerà qualcosa a questo discorso...è diventato curiosamente...bendisposto.

Kephirat

p.s.: sogni d'oro!"

Posò la carta, attendendo che l'inchiostro si asciugasse, e sorrise, per quanto ci provasse non riusciva ad essere totalmente seria, neanche nelle situazioni peggiori, sebbene ne avesse ben donde.
Decise, per il momento, di tralasciare il fatto di aver trovato grazie a Comer un tempio dedicato ad una fenice, poco distante, così come lo avrebbe avvertito con più comodo degli usi che se ne potevano fare, in fondo era tardi ed il danno fatto.
Se danno si poteva definire un'enorme fenice che si era schiantata al centro di Albion...che l'avesse notata anche Atreius?
Nel dubbio non si era fatta trovare per tutto il giorno.
Consegnò la lettera sigillata nelle mani di un servitore, quindi tornò a sedersi al suo tavolo.]

Cinque anni, poi tutto finirà, oppure andrà avanti...devo essere completamente pazza, altrimenti non ti avrei mai dato retta.

[Sorrise ancora, ma senza malignità o divertimento, voltandosi verso il letto immerso nel buio.
Pochi attimi di silenziosa contemplazione della piccola fortuna che le era concessa, poi riprese a studiare]

Studio

[Lo Pan passò i pochi giorni seguenti il loro ritorno in Albion molto indaffarato. I sopravvissuti della spedizione che aveva inviato in Kithai tre anni prima erano tornati, con notizie belle e terribili, e ora lui aveva poco tempo per trarne beneficio.

Le giornate passarono in serrata compagnia dei giovani rientrati. Li sottopose ad innumerevoli prove e cercò di conoscere il meglio possibile ogni aspetto del loro viaggio. Imparò a conoscerli e apprese del loro passato e della loro storia. Condivise con loro ciò che sapeva dell'esplorazione della Via, ove questo li aggradava. Combatté con loro, studiandone la tecnica e lo stile, saggiandone le emozioni nello scontro. Dialogò con loro degli argomenti più disparati, saggiando con cura la personalità di ognuno. Insegnò loro il gioco del Mah Jong, e altri giochi di ingegno, e spesso giocarono mentre discutevano.

Alla fine, quando si ritenne soddisfatto, li congedò.]

"Vi sono grato per quanto avete fatto per il regno di Albion, e per me. Ora siete liberi di tornare alle vostre famiglie alla vita che sceglierete di intraprendere, non come bambini spauriti, ma come uomini ed eroi. Possiate crescere ancora nella forza e nella saggezza."

[Si inchinò davanti a loro, e inchinato rimase a lungo. Poi si alzò e li guardò ancora alcuni minuti finché non ebbero lasciato il palazzo.]

lunedì 22 dicembre 2008

La bianca strada che porta a Tarantia

Albion...

[la ricostruzione era in pieno corso, cittadini e stato maggiore erano tutti impegnati a risollevare le sorti di un piccolo regno finito quasi nel baratro.
Kephirat dal canto suo cercava di rendersi utile come poteva, nonostante le sue scarse attitudini in quel campo: si divideva tra il laboratorio alchemico e il lazzaretto, dove aiutava Cormak a sanare i feriti, imparando le sue arti di guarigione.
Si barcamenava tra i tomi lasciati dalla tiranna Ilga, evitando accuratamente di dire in giro cosa vi aveva trovato dentro, ed evitando ancor di più di sperimentare gli incanti davanti ad occhi indiscreti.
Non avendo forza sufficiente per aiutare nei lavori di ristrutturazione effettiva e fisica del regno, tre erano diventate le sue attività principali...beh...quattro.
Con somma sorpresa di suo padre, Sigurd, gli aveva chiesto (sentendosi piuttosto ridicola nell'avanzare proprio lei una simile richiesta) di insegnarle ad impugnare degnamente un'arma...dopo settimane ancora non era riuscita a colpirlo, tuttavia si ostinava a non arrendersi alla sua evidente debolezza.
Vista poi la quantità enorme di feriti reduci della battaglia, aveva chiesto al Turaniano, Cormak, di spiegarle come avviare un piccolo orto, dove poter coltivare le erbe necessarie per curare i bisognosi: la zappa vinse le prime sfide, ma alla fine riuscì a domare l'attrezzo infernale, prendendosi una piccola soddisfazione nell'essere riuscita, praticamente da sola e con notevole fatica, a realizzare qualcosa che non le sarebbe morto tra le mani subito dopo.
Ultima, ma non meno importante occupazione: tediare Cleone.
Il suo scopo, in realtà, non era veramente quello di ossessionare il vecchio alchimista, tuttavia lui si ostinava a trovarla irritante. Così la strega imparò a sue spese gli effetti delle arti ipnotiche di Cleone,e non ottenne alcuna informazione, né riguardo a quelle, tanto meno riguardo allo scudo su cui Re Atreius le aveva chiesto di indagare.
In realtà c'era un'ultimissima occupazione che le portava soddisfazione, ma fu stroncata sul nascere dalle ire del Re stesso, che tollerava di cattivo grado il suo ritrovato buonumore.]

Vargas...

[I quattro mesi profetizzati di Akhana Thot erano giunti al termine, presto sarebbe giunto il suo messo. A fare cosa, lei non lo sapeva, ma la sola idea bastava a terrorizzarla.

Scoprire poi che i cortesi e sottili ambasciatori di Keshatta erano venuti per comprare Cleone a nome di Akhana Thot...forse era stato peggio.
Nessuno di loro, Cleone compreso, aveva idea di cosa volessero da lui.
Atreius sapeva solo di voler rifiutare le 150 monete d'oro offerte, un patrimonio inestimabile per il suo piccolo regno appena rinato, e rimandare a Stygia il drappello a mani vuote.
Nessuno dei compagni obiettò, sebbene questo significasse aprire le ostilità con uno stato più grande e molto più potente, che li avrebbe potuti colpire duramente senza spostare un solo soldato.
Ma il Re aveva deciso: entro due giorni sarebbero partiti alla volta di Tarantia

Messaggeri furono inviati in Cimmeria, alle tribù amiche, altri al nord per reclutare eserciti, altri ancora verso l'estremo est: se doveva esserci un conflitto, sarebbe stato di dimensioni ben più colossali di quello di pochi mesi prima.

Il Re aveva deciso]


La Via dei Re...

[Seguendo le parole di Cormak e ciò che le stelle gli avevano profetizzato, intrapresero il viaggio verso Aquilonia seguendo la via più lunga, la Via dei Re attraverso Brithunia, Zamora, Corinthia e Nemedia. Un viaggio orribilmente lungo, duro, e non privo di pericoli.
Per la prima volta, dopo più di due anni, Kephirat sentì il sole cocente scaldarle nuovamente la pelle gelida, ma per quanto sollievo potesse recare al suo fisico, la sua casa era ormai ben più a nord, e Stygia era diventata una nemica palese.
Atreius seguiva la via di marmo bianco in silenzio, ogni giorno in contemplazione delle innumerevoli statue di regnanti che ne segnavano il profilo...cosa leggesse sui volti di pietra lei non lo sapeva, forse neanche i suoi compagni.
Solo mesi dopo, varcati i confini tra Nemedia ed Aquilonia, i compagni videro sul suo volto l'espressione di chi si sente tornato a casa dopo anni di esilio.
Attraversarono praterie sterminate con la foga di chi, dopo troppa strada, strappa al suo fisico le ultime forze per lo scatto finale]

Tarantia.

[Già da lontano le era sembrata enorme ma ora che erano sotto le mura, Kephirat non riusciva ad abbassare lo sguardo. Aveva già visto città grandi. Tarantia era immensa.
Mura ciclopiche la circondavano, su di esse enormi macchinari da difesa. Ovunque torri, alte strutture, gente di ogni tipo e provenienza, mercanti, guerrieri e ciarlatani, ladri, donne di strada, ragazzi...] Civiltà...bentornata alla civiltà...[si permise un sorriso, dopo un anno di viaggio stremante. Le sembravano secoli dall'ultima volta che aveva visto una vera città.
Poi si ricordò delle intenzioni di Atreius, e come per magia il sorriso le scomparve dal volto.
Cercare udienza dal Re di Tarantia non era cosa semplice.
Ottenere l'attenzione di Re Conan le sembrava un'impresa pressoché folle.

Ma in fondo perchè arrendersi senza aver tentato...]